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Il programma di Monti:Insultare Cav e Lega

Mario Monti

Andrea Tempestini
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  dall'inviato a Bergamo Matteo Pandini Si spaccia come alternativo al centrosinistra e al centrodestra, però il Mario Monti che ha aperto ufficialmente la sua campagna elettorale in quel di Bergamo picchia duro soprattutto sul Cavaliere e sulla Lega. Rinfaccia a Pdl e Carroccio di non aver concretizzato né la rivoluzione liberale né quella federalista, accusa i lumbard di "visione provinciale" e di voler spezzare l'Italia perché le preferiscono la Germania. I principali siluri, però, sono tutti per Berlusconi. Davanti a una platea di candidati, imprenditori e giornalisti, il premier uscente ribadisce di non essere un politico e di non volerlo diventare. Luca Cordero di Montezemolo, che anticipa il discorso del Professore di pochi minuti, lascia stupefatti quando se la prende con quelli che "hanno avuto ruoli di responsabilità negli ultimi 20 anni". Voleva accusare la Casta, di destra e di sinistra, ma di fatto spedisce un siluro ai compagni di viaggio Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini. Monti finisce l'intervento dimostrando una volta di più di non essere un trascinatore di folle. Conclude il comizio parlando dei suoi nipotini, "ecco ora non vorrei commuovermi", e sembra di rivedere le lacrime del suo ministro Elsa Fornero. Al Kilometro Rosso di Alberto Bombassei, patron della Brembo, hanno anche mandato in onda un video con le immagini più significative (e celebrative) del governo guidato da Monti. Ecco Monti con Obama. Col Papa. Coi bambini africani. Coi leader europei. Con Napolitano. Monti si sforza di spacciarsi per "persona normale", valorizzando il suo lato umano. Ma l'impresa è titanica, e non solo perché "il popolo" è rimasto fuori dal Kilometro rosso rafforzando l'idea che il bocconiano sia allergico al contatto con la folla. Dal palco, una persona rivela di quando SuperMario giocava a Trivial con la moglie Elsa. Pensate: il premier uscente rispondeva con lentezza ma le sapeva tutte! E poi la faccenda dell'edicola. Monti, raccontano, abita a pochi metri dal chiosco di giornali ma tutte le mattine si fa portare i quotidiani da qualcun altro (se non abbiamo capito male da un ragazzino, perché così facendo lo responsabilizza). L'impressione è che per rendere più simpatico il Prof ci sia ancora da lavorare, anche se i suoi ripetono che il tempo dei barzellettieri è ormai finito. Capito, Silvio?   In tutto questo, scrivevamo, pochi pizzicotti per il Pd e solo qualche scapaccione per Nichi Vendola: "Dice che dobbiamo fare autocritica. Ma scherziamo?" spiega Monti guadagnando applausi. Assicura, il premier, che abbasserà le tasse perché dopo un anno di governo è possibile: i conti sono migliorati. Elogia Napolitano, che prima di dargli l'incarico a Palazzo Chigi l'aveva nominato senatore a vita. Le parole d'ordine emerse dalla giornata di Bergamo, in estrema sintesi, sono: cambiamento dello Stato con dimezzamento dei parlamentari e dei privilegi. Sforbiciata alle tasse. Più autorevolezza in Europa senza complessi d'inferiorità nei confronti della Germania. Meno federalismo: Monti critica la riforma dell'articolo V della Costituzione ma teorizza la razionalizzazione di alcune competenze. Mica per attribuirle agli enti locali: il Turismo, per esempio, vorrebbe farlo tornare in mano allo Stato. Monti si commuove e i suoi s'alzano in piedi per applaudirlo. Chissà se il Nord leghista e berlusconiano si farà convincere.  

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