I frondisti azzurri: Silvio non pensa più al partito
Nel centrodestra, ma al di fuori di Forza Italia, c'è chi come Guido Crosetto definisce Silvio Berlusconi "presidente di una sezione del Pd". Reazioni così smarcate, ovviamente, tra gli azzurri non si registrano. Ma l'incontro-caffè di due ore questa mattina tra il leader azzurro e il premier-segretario del Pd Matteo Renzi, ha sollevato più di qualche malumore soprattutto tra i "frondisti" di Fi, cioè coloro che in più occasioni hanno preso le distanze dallo schema di riforme uscito dal "Patto del Nazareno" e coloro che invece ormai da settimane chiedono al cavaliere di tagliare i ponti con Renzi. Di fatto, nell'incontro di stamattina a Palazzo Chigi, è stato ribadito un accordo nel quale non ci sono bandierine piantate da Forza Italia: non solo non c'è il presidenzialismo, o il semi, ma al posto dell'elezione diretta c'è una specie di “elezione di terzo grado”, come la chiamano i deputati azzurri che hanno dimestichezza con la materia: i cittadini scelgono i consiglieri regionali e i sindaci, i quali a loro volta indicano i senatori, che poi eleggono il capo dello Stato. E poi l'intero impianto del nuovo Senato risulta un rospo indigeribile per un partito come Forza Italia, considerata l'attuale geografia elettorale. Nell'incontro del pomeriggio coi gruppi parlamentari azzurri a Montecitorio, l'atmosfera si è riscaldata non poco. Con le due fazioni pro e contro renzi divise sul sostegno al cavaliere. Toni concitati, urla. Tra gli iscritti a parlare, avrebbe espresso il suo dissenso il senatore Augusto Minzolini, che in questi giorni sta guidando la 'fronda' contro il patto del Nazareno a difesa del Senato elettivo. Sulla stessa linea dell'ex direttore del Tg1, Cinzia Bonfrisco e Giacomo Caliendo. "Attendiamo un tuo segnale da leader dei moderati, così non abbiamo un'identità" avrebbe detto in particolare Bonfrisco. “Se Forza Italia diventa una corrente di Renzi, come sta accadendo, allora liberi tutti” è il commento di uno dei frondisti. Il sospetto che sta sempre più prendendo piede tra i malpancisti di piazza San Lorenzo in Lucina è che Berlusconi stia negoziando tutta la questione delle riforme con un occhio più alla sua situazione personale e alle sue aziende e meno al partito.Un sospetto che le parole pronunciate giusto ieri da Piersilvio Berlusconi, con l'endorsement per Renzi nel corso della presentazione dei palinsesti Mediaset, non possono che rafforzare. Senza dimenticare che poche settimane fa Ennio Doris, presentando il suo libro aveva già detto “io voto per Silvio ma tifo per Renzi”. E in precedenza, al premier erano arrivate lodi anche dal numero uno di Mediaset Fedele Confalonieri. Dopo tre ore di confronto serrato, la riunione si scioglie senza un voto. "Ho ascoltato le diverse posizioni all'interno del partito e mi riservo una decisione". Ma tra i frondisti c'è chi è sicuro che un voto sulla posizione da prendere con Renzi avrebbe sancito una profondissima divisione e avrebbe messo in grossa difficoltà Berlusconi. E c'è chi arriva a minacciare il boicottaggio dei lavori parlamentari. Tutto rinviato a martedì, quando si terrà la replica.