Buffet da mille euro: così Matteo ingrassa
Non si può dire che a Palazzo manchi l'appetito. In poco più di un mese (dal 29 aprile al 10 giugno scorso) l'ufficio del segretario generale della presidenza del Consiglio ha ordinato catering e fatto spesone alimentari per i piani alti del governo (si occupa del premier Matteo Renzi, del suo staff e dei sottosegretari alla presidenza) per 13.186,4 euro. La grande fame di Matteo & C emerge dalla tabella excel che ormai rappresenta l'unica forma di diffusione delle forniture di palazzo Chigi e che di giorno in giorno viene aggiornata con i nuovi ordinativi effettuati dalle varie strutture. La prima spesona porta la data del 29 aprile scorso, e il nuovo governo ha scelto di bussare alla porta del pizzicagnolo di fiducia del predecessore: da Leonida Bucchi (supermercati Crai) dove risultano spesi 3.439,10 euro dalla segreteria generale in «fornitura generi alimentari». Che cosa sia stato acquistato per quella somma non proprio irrilevante è ormai un mistero. Sotto Letta a fianco di forniture simili (sia pure per cifre sempre minori) si allegava la lettera o il contratto dell'ordinativo dove erano elencati tutti i generi di prima necessità acquistati. Arrivato Renzi a palazzo Chigi, la trasparenza è stata la prima cosa a venire meno, e così i contratti non sono più a disposizione né degli operatori dell'informazione né dei cittadini che avrebbero diritto a vigilare sulle spese di palazzo. Si possono solo elencare le varie spese. Le cifre sono sufficienti a spiegare la grande abbuffata di maggio. Sempre il 29 aprile scorso infatti è stata fatta un'altra spesona: 3.475,35 euro di «fornitura di generi alimentari» presso la Beverage & Food srl di Ciampino, controllata dal gruppo Demetra di Roma (di cui sono azionisti Serena Coloni e Valerio e Vanessa Gioia). Con quasi settemila euro di derrate alimentari acquistate in un solo giorno, è nato subito un problema: dove conservarle? Nessun problema. Il giorno successivo, il 30 aprile, il cerimoniale di palazzo Chigi ha firmato un ordine di «fornitura arredi» alla Italfrigo srl di Roma, specializzata in refrigerazione ad ogni livello. Costo dell'ordine: 3.539,83 euro. Ma la dispensa è stata utile per pochi giorni. Il 7 maggio è partito un ordine alla Sima ristorazione di Ciampino, azienda specializzata in catering e in gestione di alcuni alberghi sui castelli romani. Ordine da 935 euro. Una settimana dopo, sempre alla Sima, i piani alti di palazzo Chigi hanno ordinato un altro catering da 916,30 euro. Probabilmente immaginavano ci fosse un commensale in meno. Evidentemente si sono sbagliati, perché la tavola andava imbandita per un numero di ospiti più abbondante. Così lo stesso giorno è partito un secondo ordinativo per catering alla Sima con una spesa di 924 euro. Ancora Sima protagonista il 27 maggio: catering da 924 euro. Tre giorni dopo - il 30 maggio, nuovo catering, ma in versione ridotta: 574 euro. Anche in questo caso qualcuno deve avere sbagliato i conti. E vergognandosi di telefonare di nuovo alla Sima, ha corretto bussando a un'altra porta, quella dellla Beverage & Food srl. Lì il 30 maggio è stato ordinato il secondo supercatering, da 2.218,20 euro. Lo stesso giorno, avendo ormai i frigo dove conservare la roba, il segretariato generale di palazzo Chigi ha pensato bene di fare un'altra spesa da mettere da parte: generi alimentari acquistati da Enopanorama per 780,80 euro. Passa una settimana, e la fame deve essere cresciuta: il 6 giugno scorso ordinato alla sempre presente Sima di Ciampino un nuovo catering per 2.365 euro. Vista la familiarità con l'azienda di Ciampino il 10 giugno scorso è stato fatto un nuovo ordine da 528 euro non più per catering, ma genericamente per "generi alimentari". Non risultano almeno dalla tabella delle forniture ufficiali, contratti particolari con farmacie per avere i digestivi per condonare tanto ben di Dio buttato giù. O Renzi e i suoi hanno stomaci di ferro, o l'aiuto per il pancino se lo sono pagati di tasca propria. Non c'è solo cibo naturalmente in quel tabellone di Palazzo Chigi, dove si può tro are davvero di tutto, Ieri è stato acquistato per 305 euro dalla B.57.B di Roma (società di Marcello Saraca e Marco Verdiglione) il logo ufficiale per le commemorazioni del centenario della prima Guerra mondiale. Ad ordinarlo però non era stato Renzi, ma il governo precedente il 19 dicembre scorso. Il giorno prima sono stati pagati 6.074,64 euro allo stampatore Ugo Quintily per avere editato il volume «per una moderna politica antimafia». Ma anche in questo caso l'ordine aveva radici in Letta, e portava la data del 14 gennaio scorso. E a cavallo dei due governi invece un altro strano contratto. Vale 50 mila euro nel periodo 1 marzo-31 maggio 2014 e ne beneficia la Finegil editoriale del gruppo Espresso-De Benedetti. Oggetto del contratto? «Acquisto quotidiano “Il Piccolo”». Poniamo pure che invece dell'abbonamento on line a palazzo Chigi si sia scelto di acquistare il quotidiano triestino al prezzo d'edicola di 1,30 euro. Nei 92 giorni di periodo contrattuale per una copia quotidiana si spendono 119,6 euro. Con 50 mila euro si comprano per 92 giorni 418 copie al giorno. Adesso abbiamo una notizia: Renzi ha riempito palazzo Chigi di un esercito di triestini... di Franco Bechis