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Ue, Matteo Renzi e il patto con la Merkel: "Flessibilità in cambio di riforme"

Ignazio Stagno
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Matteo Renzi ha firmato un patto col diavolo. Dopo il vertice Ue e il faccia a faccia con Angela Merkel, il premier italiano porta a casa sostanzialmente un impegno da parte dell'Europa sulla flessibilità dei vincoli di Bruxelles a patto che il governo italiano realizzi le riforme. Di fatto la Merkel ha consegnato Renzi nelle mani della minoranza Pd. Renzi torna a casa dal Consiglio Europeo senza aver ottenuto riferimenti espliciti alla possibilità di escludere dal patto di stabilità due questioni cruciali: il cofinanziamento nazionale dei fondi Ue e il pagamento dei debiti della Pubblica Amministrazione. Sono due voci di spesa che pesano moltissimo sul bilancio pubblico. Per l'Italia dunque quello siglato da Renzi è un patto a metà, e comunque modesto rispetto alle attese. La fronda - Di certo la fronda del Pd farà di tutto per affossare le riforme. E così di conseguenza cadrebbero anche i "nuovi accordi" con la Merkel che tornerebbe alla carica sulla linea del rigore segnando la fine di Renzi e della sua esperienza a palazzo Chigi. Il Pd, ovvero quella parte che non ha mai digerito il premier, raduna le truppe e prova a mandare messaggi di guerra a Renzi. Il primo è stato Pier Luigi Bersani che ha proposto ancora il nome di Enrico Letta per la presidenza del Consiglio Ue, guadagnandosi subito dai suoi l'etichetta di "Chiti" dal nome del senatore che sta cercando in tutti i modi di affondare la riforma del Senato voluta da Renzi. L'ultimatum - Così premier da Bruxelles risponde alla fronda con un ultimatum, alla minoranza interna. Sebbene sia convinto che alla fine i dissensi rientreranno. “E' sorprendente che tutte le volte che c'è da fare battaglia in Europa, c'è una parte del partito, ancorché minoritaria, che apre discussioni che sembravano chiuse: mi riferisco alle riforme costituzionali…”. Insomma al Nazareno tira aria di bufera. Renzi al ritorno non potrà godersi il sole di Roma...

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