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Camera, i costi di Montecitorio: nel 2012 spesi 124 milioni per cioccolatini, cibo e pc

Il ramo del Parlamento presieduto da Fini non va per il sottile: per i computer 9 milioni totali, quasi 5 per la ristorazione

Giulio Bucchi
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Cioccolatini, corse di lingue, bandiere, arredi, facchini: costa cara agli italiani la Camera dei deputati. Secondo il rendiconto pubblicato sul sito di Montecitorio, il ramo del Parlamento presieduto da Gianfranco Fini nel 2012 ha speso la bellezza di 124 milioni di euro. Tra le voci più o meno prevedibili spuntano però alcune bizzarrie, soprattutto in tempi di austerity e rigore: come sottolinea il sito Tgcom, il marchio Venchi ha fornito cioccolatini e bombon per 4mila euro, Nestlé per 5.338 euro, Baratti&Milano 3.976 euro, Perfetti 8.501 euro. In totale, circa 22mila euro in dolciumi e prelibatezze varie, più caffè (107mila euro tra Lavazza e Methodo). Per la ristorazione, naturalmente, la cifra lievita vistosamente raggiungendo 4,8 milioni euro, dai 16.800 euro per la macelleria agli 8.388 euro di arance fresche da Oranjet. Cancelleria e lingue straniere - Sembrerà strano, a giudicare dal rendimento in aula, ma i deputati non vivono solo di spuntini. Per esempio, i corsi di lingue straniere e di informatica sono costati a Montecitorio 500mila euro, anche se sul tipo di prestazioni fornite vige il massimo riserbo. Pancia, mente e un po' d'immagine: per gli stendardi l'istituzione ha speso nel 2012 10.531 euro, mentre la cancelleria è costata 665mila euro. I toner per le stampanti degli uffici hanno gravato sul bilancio per 398mila euro. Cari computer - Imponente la voce che riguarda informatica e computer. La Camera ha acquistato hardware per 1,2 milioni, mentre la manutenzione (salata) ci è costata 666mila euro. Peggio è andata con i software, i programmi utilizzati dagli impiegati: 4,8 milioni di euro per acquistarli e altrettanti per gestirli. 

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