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Pisanu corre da Silvio: "Ti prego dammi una poltrona!"

Ignazio Stagno
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  di Mario Giordano Da almeno tre anni fa la fronda a Berlusconi. Da due anni rilascia interviste critiche contro Berlusconi. Da un anno partecipa a tutte le riunioni con il Terzo Polo per costruire il dopo Berlusconi. E adesso, arrivato agli ultimi giorni  disponibili per candidarsi, che fa Beppe Pisanu da Ittiri (Sassari)? Va a bussare alla porta di Berlusconi per vedere se riesce riavere un posto in lista, non avendolo avuto da nessun altro. Ci ha provato con Monti, per la verità. Ma quello gli ha chiuso la porta in faccia. È andato pure a incontrarlo: «Lavorerò  per te, professore, ti costruirò il partito, manderemo il Cavaliere a casa per sempre», gli ha promesso stendendosi a tappetino e spergiurando passioni giovanili per la Bocconi e Goldman Sachs.  Ma quello l'ha guardato e deve averlo schifato: sardo per sardo, preferisco Mario Sechi, avrà pensato. Qualsiasi altra persona, a questo punto,  avrebbe avuto una crisi d'identità e si sarebbe ritirato a coltivar peperoni per il resto della vita. Ma Pisanu è cresciuto alla scuola democristiana: boia chi molla una cadrega. E così prima di arrendersi, ha provato a tornare sui suoi passi: ha raccolto tutto il suo orgoglio, l'ha messo sotto i tacchi, l'ha calpestato ben bene, poi quando è stato sicuro che non ne fosse rimasta più traccia visibile, ha preso il telefono e ha chiamato qualche vecchio amico Pdl: «Scusa, ma non è che potresti dire una parola per me a Silvio?».  Premio Oscar alla Faccia Tosta.   Bisogna capirlo, però, povero Beppe. È vittima dell'horror vacui. In queste ore, infatti, sta vedendo transitare davanti a sé il vuoto di una vita senza un posto in Parlamento. Per  molti è una sciagura, per lui è peggio di una sciagura: è una cosa incomprensibile.  Diciamolo: Pisanu non sa com'è la vita senza tessera da parlamentare, senza volo da parlamentare, senza stipendio da parlamentare, senza portaborse da parlamentare etc.  Non ci è abituato, semplicemente,  dal momento che è in Parlamento dal 25 maggio 1972. Per intenderci: il giorno in cui lui metteva piede per la prima volta a Montecitorio i giornali titolavano sull'incontro tra Breznev e Nixon sul lancio del Soyuz e annunciavano l'avanzata dei marines in Vietnam. Erano i tempi in cui Cuccureddu regalava lo scudetto alla Juventus sul Milan di Nereo Rocco e a Sanremo vinceva un giovane e promettente cantante: Nicola di Bari. Da quel momento, per 41 anni, salvo una breve eccezione durata qualche mese, s'è sempre trovato un posto per lui in Parlamento: ormai è come i quadri alle pareti, come certi tappeti davanti agli uffici, una specie di arredo necessario. Possibile che si possa all'improvviso farne a meno?  Possibile che si possa aprire una legislatura senza aver dato una poltrona a Pisanu Beppe da Ittiri (Sassari)?  Forse a voi non sembra sconvolgente. Ma a lui sicuramente sì.   Così, poveretto, anche a questo giro s'è messo alla febbrile ricerca di un posto in lista. Che cosa non si fa per tornare a Palazzo. Prima ha cominciato coi convegni con Fini e Montezemolo, poi ha incensato  Monti, poi ha rilasciato interviste trasudanti centrismo, terzismo, antiberlusconismo. E i risultati sembravano arrivare: insieme con gli elogi di Repubblica e della sinistra chic, in effetti, l'ex ministro pensava di essersi già guadagnato il biglietto di ritorno in Parlamento. Invece, col piffero. Un conto è blandire chi parla male del centrodestra, un conto è spartire con lui il bottino.  Quelle sono robe serie. Così Casini s'è messo di traverso, Fini s'è dato, Monti ha alzato le spalle (non si muore per Danzica, figurarsi per uno di Ittiri, deve aver pensato cinicamente il Professore) e  all'improvviso Pisanu s'è trovato lì, in mezzo al guado, con la porta del Pdl chiusa alle sue spalle e quella della lista centrista chiusa a sorpresa davanti ai suoi occhi.  «Forse mi hanno fregato», deve aver pensato con uno dei suoi più lucidi guizzi d'intelligenza.  Quarantun anni di vita parlamentare, evidentemente, non sono passati invano.   Che fare dunque? Accontentarsi? Riposarsi? Ma sì: in fondo per uno che è stato sottosegretario nei governi Forlani, Craxi, De Mita e Goria, uno che era capo della segreteria politica di Zaccagnini, che ha votato la sua prima fiducia al governo Andreoti-Malagodi con Rumor all'Interno e Tanassi alla Difesa, uno che nel 1983 si era dovuto dimettere dal governo per lo scandalo P2-Banco Ambrosiano e nel 2006 è stato coinvolto in Calciopoli perché chiedeva aiuto a Luciano Moggi per la squadra del suo paese, ebbene per uno così forse un po' di riposo potrebbe anche andare bene. Avendo servito per 41 anni il Paese dal seggio parlamentare, che male c'è a concedersi la meritata pensione (cum vitalizio annesso)? Magari una canna da pesca, o perché no?, una partitina a bocce al pomeriggio, la briscola con gli amici. Le cose che fan tutti, insomma, alla sua età. Del resto non era il medesimo Pisanu che nel settembre 2011, in un'intervista a Repubblica chiedeva di far avanzare il «vento rinnovatore»?  E può interpretare il «vento rinnovatore»” uno che faceva già il portaborse di Zaccagnini e il sottosegretario di Forlani?   Evidentemente sì. Evidentemente, almeno, è quello che pensa Pisanu. Il quale dev'essere convinto, per qualche strano motivo,  che il Parlamento, a differenza della briscola, non possa fare a meno di lui. E così per non privare il Paese della sua presenza e del suo «vento innovatore», vistasi chiusa l'opportunità centrista, non ha esitato a umiliarsi e tornare a bussare quel Pdl che solo un mese fa definiva «lontano dagli ideali europeisti», privo di «compostezza e senso della responsabilità», «schiacciato a destra», «vicino alla disgregazione» e condannato inevitabilmente  a perdere. L'8 dicembre 2012, in effetti, dopo aver votato la fiducia a Monti in disaccordo con il gruppo, dichiarava: «La candidatura di Berlusconi? Non la condivido. Gli elettori moderati non lo seguiranno perché non possono condividere un'operazione politica che va contro gli interessi generali». E poi sfotteva Alfano: «Dov'è il partito degli onesti che ci avevi promesso?». Ora siamo convinti che Pisanu, in cambio di un posto in lista, sarebbe pronto a giurare che il Pdl è diventato il partito degli onesti, che sicuramente è molto europeista e moderato e che il ritorno in campo di Berlusconi è sacrosanto e destinato ad avere successo. Ne sarebbe capace, ne siamo sicuri. E che male c'è? Ci tiene così tanto alla candidatura, lui. E noi pure, ovviamente: non aspettiamo altro che di rivederlo in Parlamento a festeggiare i 46 anni sulla poltrona. Antico e indistruttibile come certi vasi del Palazzo, ma assai più vuoto di loro.    

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