Cerca
Cerca
+

I futuristi si dimettono in massaE la senatrice sfotte Gianfry:"Per fortuna sei Fini-to"

Gianfranco Fini

In Lombardia il partito del presidente della Camera è stato quasi azzerato. E la Mancuso dopo pochi mesi si pente del "capo" e lo umilia su Twitter

Andrea Tempestini
  • a
  • a
  • a

  di Andrea Morigi Cresce il numero dei finiani pentiti. Numerosi coordinatori provinciali lombardi del partito si apprestano ad abbandonare la nave prossima al naufragio: «Non condividiamo i criteri utilizzati dalla dirigenza nazionale di Fli per la selezione dei candidati», annunciano in un comunicato polemico. E Giuseppe Valditara, coordinatore lombardo e senatore uscente, spiega di avere ritirato la propria candidatura alla camera. «Ho suggerito personalmente Manfredi Palmeri per sostituirmi», spiega in un'intervista a MilanoToday. Non è ancora un addio definitivo, ma un'analisi spietata: «In molte decisioni verticistiche e romane ci sono preoccupanti analogie con vecchi metodi già sperimentati nel Pdl». Non si accorge di condannare la prassi con cui lui stesso era riuscito a conquistarsi il laticlavio. Nella speranza di un ripensamento, comunque, Valditara assicura che proseguirà a contribuire alla campagna elettorale di Gabriele Albertini alla Regione e «per il momento sono concentrato su questo: altre riflessioni le rimando a dopo». Da marzo in avanti, quando non siederà più a Palazzo Madama, si vedrà. Chi è ancora più esplicito e deciso è la neo-senatrice cinquantaduenne Anna Maria Mancuso, partita dal consiglio comunale di Monza. Entrata a Palazzo Madama nell'ottobre scorso, in sostituzione di un senatore reatino, Angelo Maria Cicolani, si è già stufata dopo pochi mesi e ora twitta: «Siamo partiti per l'attraversata nel deserto, la guida si è persa nei Monti formati dalle dune ed è li che rimarrà! Solo con i Monti». La «guida», definito «un pezzo di ghiaccio senza emozioni» e «un perdente dentro e fuori», riceve una bocciatura senza appello con tanto di motivazione della sentenza: «Il rinnovamento per certi leader passa attraverso l'inserimento in politica dei soci delle mogli, dei suoi avvocati. Per fortuna è Fini-to».  Le prime scosse del terremoto finiano si erano avvertite nei giorni scorsi con dimissioni di massa dalla Puglia alla Romagna, dopo la formazione delle liste alla Camera e al Senato. Le uniche certezze al Senato riguardano Mario Baldassarri, Giulia Bongiorno, Benedetto Della Vedova, Alessandro Ruben e Giuseppe Consolo. Quanto al vice presidente, Italo Bocchino, sarà nelle   liste per la Camera in Campania, seguito da  Gianfranco Paglia, e in Calabria. Il coordinatore nazionale Roberto Menia  si presenterà in Friuli e in Veneto, dove dopo di lui in lista correrà Giorgio Conte. Enzo Raisi competerà di sicuro in Emilia Romagna, per il quale però non si può  escludere alla fine la candidatura per palazzo Madama. In Sicilia, nessun dubbio su Carmelo Briguglio e Fabio Granata, mentre in Abruzzo correrà Daniele Toto. L'ex direttore del Secolo d'Italia, Flavia Perina,   sarà candidata nel Lazio e, sembra, anche in Toscana. Una sparuta pattuglia per rappresentare i fuoriusciti che, dopo il trauma della diaspora, erano riusciti a sopportare la casa di Montecarlo, i Tulliani, le immersioni subacquee del leader con scorta al seguito. Erano solo le avvisaglie del crepuscolo degli dèi, reso inesorabile dall'abbraccio mortale con Mario Monti. Quel che temevano accadesse in seguito all'ingresso nel Pdl, si è avverato. Solo che invece di essere fagocitati da Silvio Berlusconi, sono stati ridotti al nulla dal tecnocrate e nei sondaggi non arrivano all'1,5 per cento. Forse nemmeno all'1, secondo il presidente del Pdl. E ora non si sentono più garantiti nemmeno da Gianfranco Fini, che pure sente «il dovere di guidare le liste di Fli alla Camera». Quando erano schierati con il Cavaliere, almeno, potevano giocarsela meglio. Contavano sulle percentuali: 60 per cento di posti ai forzisti, 30 agli ex An, il resto mancia agli alleati più piccoli. Ora i futuristi stanno ancora peggio, come Fli di un dio minore.  

Dai blog