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Il presidente delle Camere penali: "Mi chiedo se Renzi non sia indagato..."

Andrea Tempestini
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Si cela dietro una formula che, nel freddo linguaggio della Procura, si chiama “fascicolo esplorativo”. O per essere ancora più chiari: il caso Renzi e della sua residenza nell'attico a ridosso di Palazzo Vecchio a spese dell'amico e collaboratore Marco Carrai, viene relegato dentro un tecnicismo giuridico. Un cavillo che sembra confezionato per non inguaiare il premier. E tutelare la sua veste di primo ministro. Il tecnicismo si chiama “modello K”o anche “modello 45”. E oltre a essere lo stesso adottato dalle toghe nel caso di Annamaria Cancellieri, finita nel registro degli indagati per il caso Ligresti non appena spogliata del ruolo di Guardasigilli, questa formula viene applicata in totale violazione delle norme ministeriali. Spieghiamo: contro Matteo Renzi, scopre Libero, c'è l'esposto di un dipendente comunale che da tempo passa ai raggi X le attività del nuovo capo del governo.Risultato: per due anni e dieci mesi, l'ex sindaco di Firenze, ha vissuto in un appartamento di cinque stanze in via degli Alfani,8. Cuore della città da lui già guidata. A pagare il canone dal 14 marzo 2011 al 22 gennaio scorso, è l'imprenditore e amico Marco Carrai. Trentotto anni, alla guida di società partecipate dal Comune di Firenze, come la Adf che gestisce l'aeroporto e di cui il Comune - appunto - detiene una quota. Marco Carrai è anche socio di C&T Crossmedia, e nel 2013 si è aggiudicato dall'Amministrazione comunale fiorentina l'organizzazione di un servizio per visitare Palazzo Vecchio con la guida di un tablet interattivo: per ogni dispositivo noleggiato dai turisti, la società di cui Carrai fa parte, incassa una percentuale. Quota dell'affitto sborsata dall'imprenditore per la casa destinata a residenza di Matteo Renzi: 900 euro lievitati poi a 1.200. Il procuratore Giuliano Giambartolomei, davanti all'esposto, ha deciso di aprire il famoso fascicolo. E di affidarlo a un pubblico ministero affinché accerti che MarcoCarrai non abbia ricevuto favori da Matteo Renzi in cambio del pagamento dell'affitto. E non sia così stato danneggiato l'interesse pubblico. In sostanza, sul tavolo della Procura è aperto un fascicolo, ma dentro queste carte non è indicata una notizia di reato. E non essendoci un reato, né una ipotetica colpa, ne consegue non ci sia nemmeno un indagato. Eppure a Firenze si svolgono indagini. Ma in totale irregolarità e violazione delle norme ministeriali. Lo dice una circolare del ministero della Giustizia. È del 21 aprile 2011 ed è stata esaminata anche dalla Cassazione che, a Sezioni Unite, ne ha avallato i contenuti. La circolare spiega inmodoincontrovertibile che il magistrato non può svolgere attività di indagine in assenzadiunreato.E di un indagato («nel caso in cui il pm ritenga che la notizia di un fatto potenzialmente costituente reato, richieda il compimento di indaginipreliminari», si legge nella normativa, «prima che le indagini vengano disposte, dovrà essere fatta una iscrizione nel registro delle notizie di reato»). Com'è dunque possibile che sul caso Renzi e dell'affitto pagato dall'amico imprenditore, presidente di società partecipate dal Comune, la Procura faccia indagini? E svolga questa attività senza cheMatteo Renzi risulti iscritto nel registro degli indagati come prevede la circolare di via Arenula? Nemmeno come «atto dovuto», per usare la formula togata più sperimentata. Valerio Spigarelli, presidente delle Camere Penali, si pone una domanda lecita: «Stando alla normativa verrebbe da chiedersi se Matteo Renzi non lo sia. Oppure il fascicolo esplorativo aperto dalla Procura di Firenze è soltanto un escamotage per non iscrivere il premier nel registro degli indagati? I casi Cancellieri e Fini a Montecarlo (tanto per restare in tema di case) dimostrano che questo espediente è alle volte utilizzato dalle procure». Perentorio è anche il commento sulle norme ministeriali: «La circolare ministeriale del 21 aprile 2011 parla chiaro: è irregolare svolgere indagini se non c'è notizia di reato». Eppure Firenze, che ha ricevuto l'esposto, è al lavoro.  di Cristiana Lodi

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