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Idea Berlusconi: video per fare campagna dai domiciliari

Ignazio Stagno
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«Tutte invenzioni: i miei figli non saranno candidati nelle liste per le Europee». Dopo giorni di indiscrezioni, è Silvio Berlusconi a smentire l'esordio in politica dei suoi eredi. Un modo per stemperare la tensione in Forza Italia. Perché la decisione non è definitiva. E non può esserlo finché il presidente del partito non avrà chiaro il destino che lo aspetta: servizi sociali o arresti domiciliari. Nel dubbio, domani arriveranno sulla scrivania dell'ex premier i sondaggi sul gradimento delle figlie. E se le potenzialità di Marina sono già note al padre, desta curiosità capire quale possa essere l'appeal di Barbara sull'elettorato moderato. Lei che in passato non nascose simpatie per l'ascesa di Matteo Renzi a sinistra: fu proprio la dirigente del Milan a insistere perché Silvio invitasse l'allora sindaco di Firenze a Villa San Martino. Incuriosita dal rottamatore. Anni dopo, B.B. rischia di essere la competitor del 39enne presidente del Consiglio. Anche se Berlusconi senior frena. E non potrebbe fare altrimenti: Forza Italia è una polveriera. Famiglia e cerchio magico da un lato, la dirigenza del partito dall'altra. Con un Silvio che non fa nulla per dissimulare fastidio verso la vecchia guardia. Evita di incontrarla per discutere delle liste per le Europee e si presenta invece alla riunione dei Club Forza Silvio. È quello il tipo di movimento che funziona, secondo lui, non un partito di notabili. E spiega: «Gli ultimi sondaggi dicono che andrà a votare il 46-47 per cento dei cittadini. Come convinciamo gli altri? Servono i social network, ma anche il contatto diretto che può avvenire tramite i club». Il leader forzista si avvia, ahilui, ad avere un rapporto sempre più virtuale con il suo popolo. C'è il rischio che le toghe gli infliggano una detenzione e sarà dura dai domiciliari continuare ad avere agibilità politica. Mantenere lo status di leader politico. E, soprattutto, fare campagna elettorale. Allora, l'idea è di affidare ai “missionari della libertà” («Soprattutto donne») il suo messaggio «per spiegare agli italiani il programma di Fi». A tal proposito, annuncia, «mi impegnerò a realizzare dalla prossima settimana venti lezioni tv da vedere su Internet». «Giù le tasse» - Se è in questa situazione, ricorda, è tutta colpa della «magistratura», la cui missione è di «costruire una via giudiziaria al socialismo contro il capitalismo borghese» interpretando «in modo creativo» il diritto e le leggi. Le toghe sono «un contropotere», che tiene «sotto di sé» gli altri due poteri dello Stato, l'esecutivo e il legislativo. Ma Berlusconi non risparmia critiche neanche al governo. Il premier non ha poteri, Renzi «può restare in camicia quanto tutti rimangono in giacca» e nulla più, ironizza. Per poi affondare il colpo: «Se non si abbassano le tasse non c'è ripresa economica». Quando il presidente degli industriali Squinzi «minaccia di portare la sua azienda all'estero» è chiaro che ci vuole «un cambiamento», partendo dalla «riforma fiscale». In Ue non bastano «sorrisi e pacche». Bisogna andarci «decisi e convinti dei propri diritti» e, se qualcosa non va, «mettere il veto». Berlusconi trova anche lo spazio per barzellette e battute («Se riuscirò a costruire 50 ospedali in paradiso mi stenderanno il tappeto rosso»), ma non una parola sul partito. Dove il clima rimane assai teso.  Verdini si dimette? - Ieri circolava la voce di possibili dimissioni di Denis Verdini. Il coordinatore azzurro è stato il regista del patto sulla legge elettorale con Renzi. Ciononostante il momento magico sembra finito, l'inner circle di Palazzo Grazioli lo osteggia. Verdini non riesce a perorare la causa dei dirigenti forzisti, dell'amico Nicola Cosentino in primis (entrato in polemica con la first lady Francesca Pascale). Non solo lui. «L'appeal di Forza Italia rispetto a dieci anni fa è minore, dobbiamo convincere persone di peso a candidarsi», dichiara Claudio Scajola. La sua disponibilità rimane sul tavolo. Come quella di Raffaele Fitto. Anche se, al momento, persiste il veto sulle candidature dei parlamentari in carica. I figli no. I notabili no. In Forza Italia davvero non capiscono come Silvio compilerà le liste di candidati, alla fine. La dirigenza azzurra vorrebbe tornare alla carica, chiedendo una cabina di regìa dove discutere con Berlusconi e prendere decisioni condivise. «Sarebbe utile la costituzione del nuovo ufficio di presidenza», suggerisce Ignazio Abrignani, responsabile elettorale di Fi. Ma via del Plebiscito rimane inespugnabile. Zona militarizzata. di Salvatore Dama

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