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Forza Italia, panico azzurro: Berlusconi snobba il partito

Ignazio Stagno
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«Silvio batti un colpo». I dirigenti di Forza Italia sono confusi, atterriti. Non riescono a capire cosa frulli nella testa del leader. O non vogliono fare i conti con la realtà: che Berlusconi, a pochi mesi dalla rifondazione, si è già scocciato di Fi. È questo che pensa sul serio? O è quello che gli mette in testa il cerchio magico? A saperlo. Il fatto è che relazionarsi con il capo è diventata un'impresa. Intanto per i filtri imposti al suo telefono e alla sua persona. Eppoi per la riottosità dell'uomo a occuparsi dell'agenda del partito. Quelli vanno con gli elenchi delle candidature per le elezioni europee e l'ex premier si perde in chiacchiere su quanto «l'architettura istituzionale necessiti di riforme» perché così «il governo non ha poteri». Snocciola sondaggi su quanti proprietari di cani consentano all'amico peloso di dormire sotto le coperte. E quanti invece preferiscano difendere l'intimità delle lenzuola. Insomma, non è aria. Ieri doveva esserci un vertice a Palazzo Grazioli per tirare un po' le somme sulle liste: rinviato alla prossima settimana. Rimangono sospese le due questioni su cui il partito si sta avvitando. L'ipotesi che Silvio decida di lanciare nella mischia elettorale una delle figlie, Marina o Barbara. E la deroga al divieto di candidature dei parlamentari in carica. A partire da Raffaele Fitto in Puglia, Claudio Scajola in Liguria, Nicola Cosentino in Campania (ma lui smentisce). Berlusconi ha preso ancora giorni per riflettere. «Non voglio che i miei figli subiscano il trattamento che hanno riservato a me», è la prima reazione di Silvio sull'argomento. Però non chiude la porta, a maggior ragione perché è la fidanzata Francesca Pascale a suggerire questa strada: puntare sulla famiglia e marginalizzare il partito. «Non escludo nulla, al momento, ma devo pensarci». La discesa in campo dei figli è il jolly da giocare nel caso in cui l'ex presidente del Consiglio non possa prendere parte alla campagna elettorale causa arresti domiciliari. Siccome il tribunale di Milano deciderà non prima del 10 aprile e le liste vanno consegnate il 15 del mese, ci sta anche che l'esordio della seconda generazione berlusconiana in politica sia il sorpresone finale. Che arrivi cioè a ridosso della presentazione delle candidature. C'è poi il caso Fitto. Il timore che alberga nel cerchio magico è che l'ex governatore della Puglia ottenga un successo personale che oscuri la performance di Giovanni Toti. Sulla carta è già una partita impari, perché tradizionalmente le preferenze nella circoscrizione Sud sono sempre molte di più di quelle espresse dagli elettori del Nord. Il rischio è che, all'indomani delle Europee, si apra una resa dei conti a piazza San Lorenzo in Lucina come conseguenza dei nuovi rapporti di forza. In Campania invece siamo già ai ferri corti. Cosentino, di fronte alla indisponibilità di Berlusconi (non lo riceve, la Pascale non vuole), è pronto a dire addio a Forza Italia con la sua truppa di parlamentari e consiglieri regionali. E lancia una stilettata, direzione Arcore: «Se l'imbarazzo è il fatto che io sono indagato, allora cominciamo a guardare anche a quelli che hanno sentenze passate in giudicato». di Salvatore Dama

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