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Toto-Quirinale, il patto Renzi-Berlusconi

Ignazio Stagno
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Giorgio Napolitano attende il momento giusto per lasciare il Quirinale. Il Capo dello Stato lo ha detto chiaramente durante il suo discorso di fine anno lo scorso 31 dicembre: "Il mio mandato è a tempo. Lascerò quando le riforme avranno finito il loro corso". Quelle riforme di cui parla Re Giorgio sono ormai entrate nell'agenda del Parlamento. Legge elettorale, titolo V e abolizione del Senato sono entrate nel dibattito tra i partiti e sull'Italicum come su Palazzo Madama i lavori cominciano ad accelerare. E così se entro la fine del 2014 le riforme dovessero vedere la luce, a quel punto Re Giorgio potrebbe fare un passo indietro. Così arrivano le prime indiscrezioni sulle grandi manovre per scegliere il prossimo inquilino del Quirinale. Secondo quanto racconta l'Espresso, i nomi in lizza sono tanti. Da Draghi a Prodi, da Amato a Fassino per finire con Pier Luigi Bersani. Il patto Renzi-Silvio - Il Parlamento che dovrà nominare il nuovo presidente della Repubblica è quello attuale. Difficile che si vada al voto prima del 2018, ed è improbabile che Napolitano resti al suo posto fino alla scadenza della legislatura. Così scatta il toto-nomi per la successione. C'è chi parla di un patto Renzi-Berlusconi. A farlo è Rino Formica, amico del Presidente: "L'accordo prevede l'elezione del banchiere unico globale", Mario Draghi presidente delle Bce. Ma tra i forzisti spunta un altro nome, quello di Romano Prodi. Nell'inner circle del Cav in tanti credono che la stagione della pace possa arrivare proprio con un nemico giurato come Mortadella. In tanti hanno notato il passo indietro di Prodi che non si è costituito parte civile al processo sulla compravendita di parlamentari di Napoli contro Silvio.   Baffino in corsa - Augusto Minzolini è certo che Matteo e Silvio abbiano già scelto il nome del prossimo Capo dello Stato: "Di Quirinale Renzi e Berlusconi hanno parlato più volte", conferma il senatore azzurro. Se la pista Draghi o quella timida che porta a Prodi dovesse finire in un vicolo cieco, allora potrebbe spuntare il nome di Massimo D'Alema. La pax con Renzi degli ultimi giorni è di certo un passaggio importante. Baffino ha affermato: "Non mi interessa l'archeologia, ma il futuro, anche sul piano personale". Un pizzino per Renzi che potrebbe anche decidere a sorpresa di lanciare D'Alema verso il Colle. 

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