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Soldi ai libici e ad AssadL'ultima legge di Monti

Nel decreto sulle missioni internazionali assurdità come i 200mila euro per formare giornalisti a Tripoli e 1,7 milioni per insegnare il rispetto dei diritti umani al regime di damasco

Matteo Legnani
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Sulla carta dovrebbe essere l'atto principale delle politiche di Difesa dell'Italia, e infatti ogni governo in carica lo vara ogni anno alla fine di dicembre. Con il governo di Mario Monti però il tradizionale decreto legge sulle missioni internazionali -  ultimo atto formale del suo esecutivo -  ha improvvisamente cambiato volto. Serve sì a finanziare e pagare (poco meno di un miliardo di euro per i prossimi nove mesi) gli stipendi, gli armamenti e le infrastrutture necessarie ai quasi 10 mila soldati impegnati in giro per il mondo (Afghanistan, Libia e Libano le missioni principali). Ma si è trasformato in una sorta di legge omnibus in cui i vari ministeri - e in particolare quello degli Esteri guidato da Giulio Terzi di Sant'Agata - hanno infilato micro-finanziamenti a pioggia per iniziative spesso curiose, altre volte al limite del grottesco. Dalla formazione di grandi giornalisti libici al rispetto per i diritti umani e per la nobiltà del Parlamento che si vorrebbe insegnare in questo momento al rais siriano Bashar al Assad, dalla dismissione di due milioni di rasoi usa e getta all'esercito libico, alle locomotive rotte consegnate al governo dell'Eritrea, ecco dunque l'ultimo sciocchezzaio lasciato al Parlamento dal governo tecnico di Monti. Leggi l'articolo integrale di Franco Bechis su Libero in edicola giovedì 10 gennaio

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