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Il piano "taglia tasse" del Cav:ecco il super piano fiscale

Berlusconi, visto da Benny

Vuole abolire l'Imu sulla prima casa, ridurre l'Irap, introdurre il quoziente familiare. Servono 16 miliardi, da ricavare con tagli, privatizzazioni e vendita di immobili statali

Andrea Tempestini
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di Francesco De Dominicis Un super piano fiscale da 16 miliardi di euro, destinato a cittadini e imprese. Per spazzare via  l'Imu sulla prima casa, introdurre il quoziente familiare e intervenire sull'Irap (eliminando quella per i «piccoli» e introducendo sgravi per il costo del lavoro).   I fondi e la copertura finanziaria? Revisione delle agevolazioni tributarie, abbattimento della spesa per gli interessi da pagare su Bot e Btp, creazione di un fondo speciale con una parte dei proventi della  lotta all'evasione. Questo in estrema sintesi, secondo quanto risulta a Libero, il progetto del Popolo delle libertà per sparigliare il tavolo nella campagna elettorale e fare presa sui moderati oltre che sui potenziali astenuti. Uno schiaffo al Governo (e al centrino) di Mario Monti e al Pd di Pierluigi Bersani che pensano ancora a nuove tasse, a cominciare dalla patrimoniale, per rilanciare il Paese e l'economia.  L'iniziativa prende le mosse dalla «fissa» dell'ex premier, Silvio Berlusconi, che proprio sulla sforbiciata alle tasse vuole scommettere tutto in vista del voto del 24 febbraio.  L'idea di fondo è ridurre di un punto percentuale, fino al 44%,  la pressione fiscale che nel 2013, secondo le stime di Palazzo Chigi, è destinata a salire al 45,1% del Prodotto interno lordo. Il dossier «taglia tasse» è stato affidato a una sorta di task force del Pdl composta da super esperti di fisco e finanza pubblica: Renato Brunetta, Alberto Giorgetti e Maurizio Leo. I numeri, ovviamente, non sono  ancora definitivi e il lavoro di affinamento andrà avanti per qualche giorno. Poi, salvo sorprese, dovrebbe toccare proprio al Cavaliere annunciare in pompa magna il programma fiscale del partito. Ragion per cui c'è chi preferisce rimanere abbottonato, come Brunetta. L'ex ministro si è rifiutato di chiarire le mosse: «Troppo presto» ha detto al telefono. La strada, tuttavia, è quella. La riforma - che il Pdl dice di poter varare nei primi 100 giorni in caso di vittoria alle elezioni - è assai  ampia.   BALZELLO PRIMA CASA Berlusconi ancora ieri su Twitter ha  toccato le corde fiscali, ribadendo l'intenzione di azzerare l'Imu sull'abitazione principale.   La misura vale 4 miliardi sui  16  in ballo. L'ex presidente del Consiglio mira a trovare i fondi necessari, cioè la cosiddetta copertura, dall'aumento delle imposte legate a giochi, tabacchi e prodotti alcolici. Su questo punto, in realtà, la task force Pdl è prudente. Le indicazioni più recenti sulle entrate proprio relative ai giochi indicano un netto calo del gettito. Il che suggerisce di trovare soluzioni alternative. Sta di fatto che l'imposta municipale sugli immobili, che ha garantito oltre 24 miliardi di euro di entrate complessive dopo il saldo di dicembre, ha messo in seria difficoltà le famiglie italiane. E ha contribuito a massacrare il mercato immobiliare, già alle prese con i problemi cagionati dalla contrazione dei mutui bancari. Di fatto Berlusconi vuole ripetere l'operazione del 2008, quando - a pochi giorni dal voto - promise agli elettori l'abolizione della vecchia Ici sulle «abitazioni principali». Progetto   andato in porto, anche se poi tutto è stato vanificato con l'arrivo dell'Imu, che colpisce tutti i fabbricati e con aliquote ben più pesanti rispetto all'Ici.  QUOZIENTE FAMILIARE Il  balzello sulla casa, comunque, è solo uno dei tre pilastri del progetto. Il secondo obiettivo - per il quale verrebbero destinati altri 4 miliardi di euro - mira a mettere in pista in Italia il quoziente familiare. Si tratta di  uno strumento che, per calcolare le imposte da versare nelle casse dello Stato oltre che per determinare gli sconti fiscali, tiene conto di tutto il reddito prodotto da una famiglia oltre che del numero dei componenti. «In questo modo si riuscirebbe a  rendere omogeneo il sistema fiscale italiano - spiega Leo - visto che il redditometro appena varato prende in considerazione proprio il nucleo familiare. E se la famiglia è un elemento utile per l'accertamento allora lo può essere anche per la determinazione delle agevolazioni».  IRAP SUI "PICCOLI" La terza misura allo studio degli esperti Pdl -  che  costa 8 miliardi di euro -  ruota attorno all'Irap e prevede, nel dettaglio, due interventi. Anzitutto, l'esenzione dei «piccoli» (professionisti e micro imprese) dal pagamento dell'imposta regionale sulle attività produttive (peraltro già previsto da una sentenza della Corte costituzionale). Il secondo filone di interventi in campo Irap, poi, contiene una serie di sgravi per il costo del lavoro, grazie a un mix di deducibilità più ampie sui bilanci delle imprese.  COPERTURA FINANZIARIA La parte più delicata del piano targato Pdl è legata alle risorse finanziarie: servono 16 miliardi di euro. La copertura, come accennato, dovrebbe essere assicurata grazie a  tre aree di intervento. La prima è quella delle agevolazioni: in pratica il Pdl vuole «salvare» parte del  lavoro  realizzato con Giulio Tremonti alla guida del ministero dell'Economia. Fari puntati, quindi, sulla relazione curata    dalla commissione, presieduta dall'attuale sottosegretario Vieri Ceriani, relativa alle tax expenditure: una montagna di 700 «voci» che vale circa 254 miliardi di euro l'anno. Obiettivo è un provvedimento che consenta, con rimodulazioni oculate e non con tagli orizzontali, il recupero del 3% di risorse. Calcolatrice alla mano vuol dire grosso modo 7 miliardi. Altri 7 miliardi dovrebbero essere risparmiati con una minore spesa per interessi sulle emissioni di titoli di Stato, Bot e Btp. Traguardo che il Pdl vuole raggiungere con la riduzione immediata di una fetta di debito pubblico, ormai sopra quota 2mila miliardi di euro. La cifra della fetta di debito da tagliare  va ancora definita, ma le munizioni sono pronte e la prima è  un'intesa fiscale tra Italia e Svizzera   che assicuri un gettito una tantum da 37 miliardi di euro e poi circa 500 milioni di euro l'anno «a regime». Un incisivo piano di privatizzazioni dei carrozzoni pubblici (enti e società dello Stato non quotati) e  la «vendita di fabbricati statali e terreni demaniali», come annunciato ieri da Berlusconi sempre su Twitter, completano il quadro. Gli ultimi 2 miliardi necessari a «coprire» il progetto Pdl arriverebbero con la creazione di  un «fondo imposte» da  alimentare con una parte del ricavato delle lotta all'evasione fiscale (circa 12 miliardi l'anno). Certo per passare dalle parole ai fatti ce ne vuole. In ogni caso, il fatto di aver affidato il dossier a un pool di tecnici mostra come ci sia l'intenzione di supportare le (necessarie) promesse elettorali con  proposte concrete e (auspicabilmente) realizzabili. 

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