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Pdl, Berlusconi: "Intesa con Lega vicina". Tre nomi per il candidato premier

Giulio Bucchi
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L'accordo tra il Pdl e la Lega si farà, ma a tempo debito. "Siamo molto vicini all'accordo", ha ribadito Silvio Berlusconi giovedì sera al Tg1, ma la verità è che al netto della trattativa non c'è tutta questa fretta di stringersi la mano. Soprattutto da parte di Roberto Maroni e del Carroccio: in via Bellerio, al di là dei nomi per la premiership il piatto grosso si gioca sulle tasse. L'obiettivo è ottenere dal Cavaliere il sì ad un piano che possa far trattenere alla Lombardia il 75% delle imposte versate dai propri cittadini, restano i dubbi tra gli azzurri su ripartizione del debito pubblico, fondo di solidarietà, risorse per l'esercito, vigili del fuoco. Questioni tecniche difficilmente spendibili in campagna elettorale, naturalmente. Ma se si arriverà all'intesa, Maroni avrà un argomento caldissimo come quello delle tasse da giocarsi sia alle regionali (il segretario è candidato al Pirellone come governatore della Lombardia) sia alle politiche con un occhio a quello che diranno i numeri al Senato.  Rebus premier - Obiettivo, quest'ultimo, in comune con il Pdl. Berlusconi sa che diffiicilmente al Senato riuscirà a sconvolgere i piani di Bersani e Monti, ma per essere decisivo basterà avere il giusto numero di seggi a Palazzo Madama. Anche per questo sarà importante la scelta del candidato premier, nome in grado di unire gli elettori del centrodestra. Silvio ha glissato ancora una volta sul proprio ruolo ("Potrei fare il ministro della Giustizia, o degli Esteri, qualsiasi cosa di cui abbia bisogno il mio Paese") e ormai la tattica è chiara: il Cav farà un passo indietro in cambio dell'alleanza strategica al Nord (al Sud, invece, si fa largo il tandem con Grande Sud di Miccichè). Berlusconi, certo, resterà il leader della coalizione che comprende anche Fratelli d'Italia di Ignazio La Russa, Giorgia Meloni e Guido Crosetto (un po' snobbati nei numeri, non più del 3% nei sondaggi, anche se lo stesso La Russa ci tiene a sottolineare che il suo "non è un partitino di destra"). Ma per la premiership proporrà tre nomi: il leghista Flavio Tosi, caldeggiato da Maroni, l'ex An Meloni (una delle favorite alle primarie mai organizzate del centrodestra) e un pidiellino, magari Angelino Alfano che alla Lega è sempre piaciuto. Artifici retorici, perché in ogni caso il Pdl elettoralmente peserà più degli altri alleati.

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