Monti, l'agenda e l'appoggio dei porporati
Nel programma del Prof non una riga sui temi etici, il Vaticano ringrazia
di Filippo Facci Del Vaticano e di certe superstizioni si può anche essere stufi, all'alba del 2013. Per Vaticano, perlomeno io, intendo quella monarchia assoluta situata sulla riva destra del Tevere, uno staterello guidato da soli uomini secondo i quali la nostra vita apparterrebbe alla collettività oppure a un dio: come in Unione Sovietica o come nelle teocrazie islamiche. Per superstizioni, invece, intendo quella secondo la quale il Vaticano sposta ancora voti - non ne sposta uno da decenni, chiedete a qualsiasi sondaggista - e poi intendo l'altra secondo la quale non puoi governare se il Vaticano ce l'hai contro: neppure Gianni Letta ci crede più. La dottrina sociale della Chiesa non ha più diritto a iscrizioni d'ufficio, non almeno nel novero delle cose politiche e istituzionali. Il clero è una lobby: particolare, ma è una lobby: spirituale, ma anche economica. Ovvio che insegua chi vince e chi la sostiene, tra questi qualche baciapile che sta trasmigrando dal Pdl a Monti e poi naturalmente lo stesso Monti, che ha protetto il Vaticano in tutti i modi e volentieri lo rifarebbe. L'appoggio tributato dai porporati (vedi L'Osservatore Romano) parla da solo, senza contare che circa i temi etici e civili - pure quella è Europa, non solo le banche - nella famosa agenda non c'è una riga. Mario Monti, mai eletto, confida nelle segreterie di stato straniere: quella vaticana lo è. A qualcuno potrebbe anche bastare.