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Monti non sarà l'erede di Napolitano: "Io al Quirinale? Evento impossibile"

Il premier preferisce l'ipotesi di riconferma a Palazzo Chigi: "Gestirò le elezioni in modo imparziale"

Giulio Bucchi
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Meglio Palazzo Chigi del Quirinale. Mario Monti ha scelto, ora toccherà agli elettori italiani accontentarlo o meno. Il premier dimissionario ha rivelato di essere disposto a diventare dopo il voto guida in Parlamento di una maggioranza di moderati. Tradotto: non si candiderà in prima persona, ma qualche partito potrebbe intestarsi il suo nome a mo' di slogan e proporlo come presidente del consiglio dopo il 24 e 25 febbraio. Ma il nome di Giorgio Napolitano aleggia spesso nell'attesissimo discorso a Palazzo Chigi.  "Annetto grande importanza all'opinione del Capo dello Stato", spiega ai giornalisti che gli ricordano le presunte pressioni del Quirinale per non farlo scendere in campo, pungendo poi proprio i cronisti: "Ho accesso diretto al dialogo con lui, in modo molto più diretto di quanto i lodevoli sforzi della stampa possano rappresentare". Certo, un premier (ancora in carica) schierato per uno o per l'altro partito non è proprio il massimo della trasparenza: "Non mi sento minimamente non terzo e, ovviamente, le elezioni saranno gestite con assoluta imparzialità", ha però assicurato ricordando che "non mi sono mai ritenuto super partes ma extra partes". Un giochino di parole, un latinismo che evita invece quando gli chiedono delle sue aspirazioni a diventare presidente della Repubblica: "Mi fa una domanda che precorre tempi e eventi che probabilmente non si verificheranno mai". Più chiaro di così, questa volta, Monti non poteva esserlo. 

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