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Berlusconi vuole la vittoria:"Punto al 40%, sono sicuro di vincere"

Silvio Berlusconi

Ignazio Stagno
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Silvio Berlusconi è sceso in campo per vincere. Ne è convinto. E lo dice chiaramente. "Noi puntiamo alla vittoria e credo che sia alla nostra portata". E ha aggiunto. "Quanto a quello che abbiamo fatto, qui c'è un bell'imbroglio. Tutta la letteratura di sinistra e non solo quella purtroppo quando parla dei nostri 10 anni di governo non ci riconosce alcun merito. Nonostante la difficoltà ad operare dovuta ala fatto che l'architettura istituzionale non dà al Presidente del Consiglio, al governo e alla maggioranza gli stessi poteri come quelli che esistono nelle altre democrazie occidentali, noi abbiamo operato 60 interventi di cui 40 di riforma", ha affermato l'ex premier. Poi fa i calcoli e punta ad una soglia altissima. "Dove vogliamo arrivare? A vincere per poter completare la rivoluzione liberale che da sempre  indico come traguardo ai nostri elettori. Puntiamo al 40% in modo che   con l'attuale legge elettorale avremmo il 55% dei voti alla Camera dei  deputati. Perchè sono sicuro di poter arrivare a questo risultato?   Perchè tutti gli italiani che ci avevano dato il loro voto -spiega il  Cavaliere- nei sondaggi si sono ritirati non sono andati a collocarsi su altri partiti. Io non devo cercare nuovi elettori, ma rivolgermi   agli stessi del 2008 distruggendo bolle di menzogne e rimediando al   fatto che nell'ultimo anno non ho fatto una sola apparizione in tv e indicando con precisione cosa abbiamo intenzione di fare”. Facce nuove - Sulle liste, Berlusconi vuole fare pulizia. In tanti non saranno ricandidati e vuole facce nuove nel partito. "Abbiamo in mente un grande rinnovamento. Gli ex An, in totale amicizia, si stanno avviando a una nuova formazione politica che resterà nei moderati e che condividerà con noi i voti. Dall'altra ci sarà un'immagine che ritornerà di più a Forza Italia. Coloro che rimarranno nelle liste - aggiunge il leader Pdl - non saranno più di un centinaio, mentre il 50% dei nomi lo prenderemo dal mondo del lavoro, un altro 20% dall'esperienza degli amministratori locali".  La sinistra in tv più del Cav  - Qualcuno ha accusato il Cav di passare troppo tempo in tv e radio per la sua campagna elettorale. Anche su questo Belusconi risponde a muso duro con i numeri. "La sinistra ha levato strilli circa la mia occupazione della televisione, ma io non ho ancora completato 3 ore di questa 'occupazionè. Tra ottobre e novembre, la sinistra con il pretesto delle primarie è rimasta in televisione 124 ore: 36 Bersani, 28 Renzi, 24 Vendola. Io sono fortissimamente creditore del sistema televisivo, ma la sinistra, come si dice a Napoli, non tiene vergogna". Ingroia è uno scandalo - Il Cav ha anche parlato dell'ex pm Ingroia definendolo "un'anomalia italiana". "Per fortuna di Pietro è sceso a un minimo dell'1% dopo quello che si è saputo del suo amore per gli immobili con soldi pubblici, naturalmente". "Adesso c'è Ingroia - ha sottolineato l'ex premier - che già faceva politica facendo il pubblico ministero e ora ha lasciato l'altra squadra di pubblici ministeri a fare politica, e approfittando della pubblicità che si è fatto come pubblico ministero intende proporsi come protagonista politico". Per il Cav è inaccettabile: "Questo è uno scandalo che esiste solo nel nostro paese tra le democrazie occidentali, quella di una magistratura che fa politica, che usa la giustizia per abbattere gli avversari politici e usa la giustizia come trampolino di lancio verso una carriera politica". Una nuova Europa per l'Italia - Infine Berlusconi ha anche parlato dei suoi programmi per una nuova Italia in Europa. Il Cav vuole rinegoziare i patti tra Roma e Bruxelles. "Se vincessi, punterei a una rinegoziazione con l'Europa, perchè se andassimo avanti col patto fiscale dovremmo togliere dall'economia 50 miliardi all'anno. Il Pil ne soffrirebbe e andremo al disastro". E a chi lo accusa di essere antieuropeo risponde: "Io - puntualizza - mi offendo se mi si dà dell'antieuropeo. Io sono convinto che ci vuole più Europa unita, politicamente, sulle politiche monetarie e anche sulla difesa. Diverremmo una grande potenza militare paragonabile agli americani o ai russi. Bisogna pensare a un'Europa diversa da quella di oggi, non un'Europa dei burocrati, ma un'Europa vicina alla gente"

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