Monti, una sfida già persa:ecco perché non si candida
Centrino fermo al 10% e alleati reduci della Casta o voltagabbana della prima ora: la sfida dell'urna era troppo rischiosa
Mario Monti non si candida. Non si schiererà in prima persona in campagna elettorale "perché sono senatore a vita", ha spiegato a Palazzo Chigi nell'attesa conferenza stampa della "rivelazione". Ma si schiererà, invece, da subito come uomo-ombra di una grande coalizione che andrà dal Centrino fino al Pd, magari trascinando qualche deluso del Pdl. Più che un passo indietro, una furbata. Diventare premier sfruttando le faticacce dei partiti. I motivi sono tanti. Il Professore per tanto tempo è stato sulla via del Quirinale per il dopo Napolitano. Sembrava essere l'erede naturale. Dopo che il Pdl ha staccato la spina al governo seppur evitando di sfiduciarlo, attorno a Monti è stata ressa. Una folla per avere il marchio "Monti" sulla campagna elettorale. La chiamata di Silvio e il rifiuto - L'unica proposta seria è stata quella di Berlusconi che voleva connsegnare al Prof le chiavi del centrodestra e dei moderati per battere Bersani e Vendola. Monti ha detto "no grazie". Anzi non ha nemmeno fatto una chiamata al Cav. Finito l'endorsemenet di Berlusconi, sulla strada per palazzo Chigi si è accampata la fiera dei questuanti. Il centro smembrato e senza un senso compiuto ha cercato di evitare il tracollo definitivo mettendo sul suo carro Monti. La fiera dei questuanti - La realtà è una sola. Casini, Fini e Montezemolo volevano imbarcare Monti per dare una vera identità ai loro partitini che ormai non c'è più. Il fine era solo elettorale. La furbata però non è riuscita. Il Prof è un uomo di rigore. E ai questuanti ha detto: "Le liste le faccio io". Ed ecco che il sogno si è spezzato. Insomma Casini doveva dare a Monti le chiavi delle liste facendo fuori magari qualche suo fedelissimo. Proprio Casini qualche giorno fa ha detto: "Non sarò stato Churchill ma qualche merito bisognerà pure riconoscermelo". Effettivamente Casini un merito ce l'ha. Ha distrutto il centrodestra, ha sostenuto un presidente della regione, Totò Cuffaro che è stato condannato a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa, e infine ha avuto il merito di parlare, twittare, ogi santo girono cercando di rifarsi il look. Il Fini dei poveri - Dall'altro lato c'era Fini. Uno che la poltrona di presidente della Camera ce l'ha attaccata da sempre al sedere e che da quando è diventato il numero uno di Montecitorio in pratica si è preoccupato solo di se stesso, mandando in malora il suo già debolissimo Futuro e Libertà. Un partito di sergentini di An che raccoglie appena il 2 per cento. A questo punto per il Prof i conti non sono tornati più. I sondaggi parlano chiaro. Fallimento annunciato - Una sua lista, o un ressamblemant del centrino per Monti premier oscilla fra il 10 e il 20 per cento. Monti rischia di arrivare terzo. E uno che è sempre stato il Prof numero uno non può accettarlo. In più non può nemmeno contare su un riciclaggio della sua squadra di ministri. Elsa Fornero è una dei ministri più criticati e odiati degli ultimi governi. Corrado Passera lo sviluppo in Italia lo ha portato solo sul suo biglietto da visita di ministro, e il Vittorio Grilli all'economia è stato l'esecutore materiale delle sprangate fiscali. Insomma Monti aveva già perso prima di cominciare. Domani molto probabilmente consegnerà un'agenda di consigli per chi verrà dopo di lui. Ma anche solo sposarne le idee potrebbe essere fatale. Gli italiani non vogliono un Monti bis con una maschera. Preferiscono votare e scegliere dopo aver digerito la sospensione della democrazia per 13 mesi.