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Ingroia sì, Monti noIl toto-candidaturefavorisce il Pdl

Il (probabile) non del prof a correre coi centristi spingerà gli elettori moderati verso il Pdl. E a sinistra il pm può togliere voti a Bersani-Vendola al Senato

Matteo Legnani
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Quando Silvio Berlusconi dice di poter vincere non sono in pochi a dargli del pazzo. Certo, senza di lui il Pdl era precipitato a livelli di consenso imbarazzanti, ben sotto al 20%. Ma i sondaggi gli stanno dando ragione, nel suo ritorno in politica da protagonista, con un incremento delle preferenze valutato già tra il 4 e il 5% in non più di due settimane. E ora, il toto-candidature sembra andargli più che incontro. Il premier dimissionario  Mario Monti ha rinunciato a candidarsi direttamente per la lista o le liste dei vari Casini, Fini, Montezemolo, assestando un colpetto alle ambizioni dei centristi. Senza il Prof i tre sono dati oggi addirittura sotto il 10%, con un travaso di voti che, con ogni probabilità, finirebbe nelle casse del Pdl. Per votare facce vecchie e stanche come quelle di Pierferdy e Gianfry (e accoliti vari), è assai probabile che l'elettore moderato meno fidelizzato verso Udc e Fli scelga il pdl, pur di sbarrare la strada al centrosinistra. Poi c'è il fenomeno-Ingroia. Potrebbe sembrare paradossale, ma è assai probabile che nelle prossime settimane il Cav si trovi a tifare proprio per il pm siciliano, il quale col suo niet a Di Pietro ha di fatto già spazzato via dal Parlamento l'Italia dei valori. Proprio la lista arancione di De Magistris potrebbe, con un buon risultato, essere decisiva per impedire al duo Bersani-Vendola di avere accesso anche al Senato (alla camera la cosa è praticamente certa, ma per la seconda Camera si vota su base regionale) al premio di maggioranza, rendendo così assai incerta la maggioranza che uscira dalle urne a Palazzo Madama.  

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