Monti, assalto alla lista: Pisanu, La Malfa, Mastella
I movimenti che sostengono Mario sono pieni di protagonisti della Prima Repubblica campioni solo in una cosa: debito pubblico
di Marco Gorra Ci aveva provato, a fare il choosy. Delegata la pratica reclutamento effettivi a due delle persone di cui si fida maggiormente (il braccio destro Federico Toniato ed il ministro Andrea Riccardi), Mario Monti aveva dato disposizione di operare una selezione draconiana all'ingresso: passi per Pier Ferdinando Casini, passi - e già lo sforzo si faceva notevole - per Gianfranco Fini, ma poi basta. C'è da mettere in piedi lo schieramento del nuovo che avanza, quindi tutto bisogna fare tranne che imbarcare gente meno che specchiata e presentabile. Solo che i sondaggi sono quello che sono (l'area Monti non si schioda dal 15%) e Napolitano ha fatto capire chiaramente che se il centrosinistra vincerà in maniera appena decente lui l'incarico lo darà a Pier Luigi Bersani, con tanti cari saluti alle ambizioni del Professore. Questo il quadro, il presidente del Consiglio si sta rendendo conto di avere un disperato bisogno di portatori d'acqua e di non potersi permettere di fare tanto lo schizzinoso con chi bussa alla porta. Se hanno i voti, pure i più impresentabili arnesi della paleo-politica sono i benvenuti. Anche quelli che erano già in Parlamento quando Monti doveva ancora arrivare alla Bocconi. Anche quelli che immacolati sotto il profilo giudiziario proprio non sono. Anche quelli che hanno cambiato schieramento a ripetizione. Anche quelli, insomma, che paiono la reclame della Casta. Le modalità di imbarco ancora non sono definite. L'ormai ex leader delle Acli Andrea Olivero vorrebbe che si salvasse quel poco di faccia che resta mettendo su un sistema di liste separate per distinguere i dinosauri politici dal nuovo soggetto montiano, ma si tratta comunque di sottigliezze. Quale che ne sia l'assetto, il carro di Mario Monti offrirà ospitalità a soggetti che persino i partiti tradizionali troverebbero un tantino imbarazzanti. Via libera, dunque, all'Udc al gran completo. Dietro a Casini ecco avanzare il segretario Lorenzo Cesa, che sarà pure stato plurindagato ed in politica da una vita ma che ha un sacco di voti nel Lazio, ed il presidente Rocco Buttiglione, in nome delle cui entrature (non prive di riscontro elettorale) in ambiente vaticano si può ben passare sopra a ogni velleità rinnovatrice. Idem per i colonnelli finiani (da Italo Bocchino in giù), che non saranno il massimo della presentabilità ma qualche voto nei rispettivi territori d'elezione lo portano a casa. E questo è ancora niente. Udc e Fli, almeno, fanno parte della constituency montiana dall'inizio ed un trattamento di favore possono pure meritarlo. Altro discorso è quello delle autocandidature. La più clamorosa delle quali è quella recapitata ieri mattina tramite Corriere da Clemente Mastella (uno che in Campania i voti ce li ha ancora, e nemmeno pochi). Con lui, si avanza una fresca pattuglia di ex democristiani che va da Paolo Cirino Pomicino a Calogero Mannino passando per Gianni Fontana. Nomi che il solo pensare di mettere in lista farebbe tremare i polsi a più di un segretario di partito, ma di fronte ai quali il Professore rischia seriamente di dover fare buon viso. Altro ex democristiano di lunghissimo corso che cerca e troverà casa nello schieramento montiano è Beppe Pisanu, che non vede l'ora di portare in dote al presidente del Consiglio il proprio pacchetto di voti sardo. Ma non di soli transfughi democristiani vive la rincorsa di Monti. Giorgio La Malfa è attivissimo in questi giorni a sottolineare il proprio status di montiano antemarcia (l'anno scorso fu tra i primi a mollare Berlusconi e ad invocare l'arrivo del Prof). E siccome l'idea repubblicana qualche isolato entusiasmo nell'elettorato pare continuare a suscitarlo, c'è chi scommette che alla fine si dovrà fare spazio anche a lui. Insistenti, infine, le voci di un prossimo coinvolgimento anche dell'ex Udc e Pd Marco Follini. Avanti, c'è posto.