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Monti scende in campo: verso la candidatura a premier

Mario Monti

L'annuncio sabato sera o domenica mattina: correrà per i centristi. Le ipotesi sulle liste: una sola al Senato, tre-quattro alla Camera. Poi ci sono i "delusi" Pd e Pdl

Andrea Tempestini
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  Questa volta la decisione pare essere stata presa. Mario Monti si candida. In prima persona La scelta è stata compiuta nel vertice di mercoledì con Riccardi e Montezemolo. Il suo silenzio, il fatto che il premier non abbia ancora sciolto la riserva, è dovuto al fatto che, in teoria, il titolo di Presidente del Consiglio gli imporrebbe un ruolo super partes. Ma all'annuncio manca poco: i dubbi verranno dissipati dopo il via libera definitivo alla legge di stabilità e dopo aver consegnato le dimissioni a Giorgio Napolitano. L'annuncio arriverà nella conferenza stampa di fine anno: non è ancora stato deciso se si terrà sabato sera o, più probabilmente, domenica mattina. Resta però ancora in piedi la pista secondo la quale Monti darà il suo appoggio esterno alla lista, pur senza scendere in campo direttamente (per tenersi aperta la porta che lo porterebbe al Quirinale). L'annuncio - Il balletto, forse, è terminato. Nelle ultime settimane si sono inseguite le indiscrezioni sul prossimo ruolo politico del Professore: candidato, non candidato, in campo con il centrosinistra e poi con il centrodestra e quindi con il centro punto e basta. Nelle ultime ore pareva essersi fatta strada l'ipotesi di una "resa" al Pd e a Pier Luigi Bersani, che chiedevano a Monti di non candidarsi "in cambio" della presidenza della Repubblica. Niente. Le carte in tavola sono cambiate ancora una volta. Con tutta probabilità, l'impegno di Monti sarà diretto: scenderà in campo, e non "concederà" ai centristi solo l'utilizzo del suo brand, ossia il cognome. Il Professore, si riferisce, farà anche campagna elettorale: niente teatri e comizi, ma soltanto televisione. Un po' come Silvio Berlusconi, che a questo punto diventa suo pieno antagonista in chiave elettorale.  Le liste - Monti sceglie di non porsi alla guida dei "moderati", e dopo aver rifiutato l'offerta del Cavaliere ha deciso di gettarsi nella mischia politica come candidato di gran parte del mondo cattolico, di Pier Ferdinando Casini, di Luca Cordero di Montezemolo e di quel che resta di Gianfranco Fini. Da tempo i centristi ragionano sulle liste in appoggio di Monti, e per quanto lo scenario resti ancora mutevole cominciano ad affiorare le prime, realistiche, ipotesi. Al Senato si pensa a una lista unica: la soglia della legge elettorale, all'8%, è troppo alta per correre il rischio di restare esclusi. Alla Camera, al contrario, si pensa a due liste: una "politica" governata da Casini, una "civile" con a capo Montezemolo e i vari movimenti cattolici in appoggio.  I "montiani" - Per quel che concerne Montecitorio c'è anche l'ipotesi di un partito unico, anche se si ritiene che più liste e più partiti portino più voti. Ultimo capitolo è quello dei transfughi e dei delusi di Pdl e Pd. Tra gli azzurri, la corrente capeggiata da Frattini e Mauro (a cui si aggiungono Quagliariello, Cazzola, Mantovano, Malgieri e Valducci) potrebbe fuoriuscire dal partito per appoggiare Monti. Stesso discorso per i democrat montiani, composto da Ichino, Ranieri, Morando e Ceccanti in prima fila.  

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