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Quirinale, Napolitano scrive a La Stampa: "Nessuna rottura con Monti, crisi colpa del Pdl"

Giulio Bucchi
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La crisi di governo? "L'hanno voluta Silvio Berlusconi e il Pdl". Parola di Giorgio Napolitano, che non ci sta a fare la parte di quello che ha preso la palla al balzo per "rompere" con Mario Monti. Anzi, il presidente della Repubblica scrive direttamente a La Stampa per rispondere alle ricostruzioni velenose di Federico Geremicca a proposito del "tensione" tra Quirinale e premier. Geremicca parlava di "distanza ormai misurabile perfino fisicamente" tra Giorgio e Mario, distanti nell'ultimi rinfresco natalizio al Quirinale. "Mi spiace che Geremicca non abbia potuto disporre di strumenti idonei a misurare anche la temperatura dei colloqui svoltisi tra noi due in queste settimane di dicembre". Napolitano, oltre che ironico, è anche un po' stizzito con la stampa: "Come si fa a dare l'impressione che io quasi non abbia indicato come causa della brusca accelerazione verso la fine della legislatura la decisione del Pdl di considerare chiusa l'esperienza del governo Monti?". Come dire, tranquilli, l'ho sempre detto: la colpa è di Berlusconi. Ma ora, su quel che verrà, il Colle rivendica "suo malgrado" l'opzione "mani libere": "Non sono vincolato a nessuna ipotesi precostituita", ribadisce Napolitano. In sostanza, si vedrà dopo il voto: il presidente, anche se avrebbe voluto riservare l'incarico al suo successore, nominerà il futuro premier tra "chi arriverà primo" dopo "le consultazioni post-elettorali con tutte le rappresentanze politiche". Quel che Napolitano non dice, né scrive, è come abbia preso la decisione di Monti di scendere in politica. Su questo punto sono quasi tutti d'accordo: Re Giorgio non ci è rimasto affatto bene.   "Al voto il più presto possibile" - E adesso Napolitano ha afretta di andare al voto. In una nota il Presidente della Repubblica sostiene che "è interesse del paese evitare un prolungamento di siffatta condizione di incertezza istituzionale".  L'appello è che "non si prolunghi eccessivamente la campagna elettorale affinchè possa ristabilirsi al più presto la piena funzionalità delle Assemblee parlamentari e del Governo in una fase sempre critica e densa di incognite per l'Italia". E specifica: "Le ipotesi di data per lo scioglimento delle Camere all'esame del Presidente della Repubblica, che ne ha la prerogativa esclusiva sentiti i Presidenti delle due Assemblee, non sono dettate da alcuna forzatura o frettolosità". La Presidenza della Repubblica ci tiene a sottolineare che, "come è noto, Napolitano ha ripetutamente auspicato che le elezioni si svolgessero alla scadenza naturale entro la prima metà di aprile; altrettanto noti sono i fatti politici che hanno vanificato questa possibilità". "Già prima di quei fatti nuovi - ricorda la nota - la Conferenza dei Capigruppo del Senato aveva calendarizzato la discussione in Aula della legge di stabilità per il 18 dicembre. Avendo il Presidente del Consiglio preannunciato la formalizzazione delle sue irrevocabili dimissioni all'indomani dell'approvazione di questa legge, è interesse del paese evitare un prolungamento di siffatta condizione di incertezza istituzionale".  "In quanto alla conseguente indizione delle elezioni politiche, corrisponde alla prassi costante la fissazione della data in un momento intermedio tra il minimo di 45 giorni previsto dalla legge e il massimo di 70 fissato in Costituzione. E' egualmente interesse del paese - conclude la nota del Quirinale - che ci si attenga a tale prassi e non si prolunghi eccessivamente la campagna elettorale affinchè possa ristabilirsi al più presto la piena funzionalità delle Assemblee parlamentari e del Governo in una fase sempre critica e densa di incognite per l'Italia".   

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