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Lombardia, Alba Dorata candidata alle Regionali del 10 marzo

Prendono il simbolo, ma non sono imparentati con il partito greco. Il fondatore, ex Lega e Forza Nuova, un triestino di 44 anni

Roberto Procaccini
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  La versione italiana di Alba Dorata, il partito greco di estrema destra che ha eletto un drappello di parlamentari alle ultime elezioni politiche elleniche, farà il suo esordio in Lombardia. In occasione del regionali del prossimo 10 marzo, la nuova sigla (depositata a Trieste il 14 novembre) si presenterà con un programma preciso: trasformazione della Lombardia in un cantone (in attesa del referendum per riforma dell'assetto istituzionale del Paese), ritiro dall'euro e conio di una nuova moneta propria (in attesa, questa volta, del ritorno della Nuova Lira per l'intera Italia). Il nuovo a destra - In tempi di ricomposizione della destra italiana, Alessandro Gradossi, triestino di 44 anni, ex insegnante e sindacalista, ex leghista e militante di Forza Nuova, ha deciso di portare in Italia il simbolo del partito più discusso del panorama politico greco. "Ma non siamo collegati - ha riconsociuto lo stesso fondatore alla Stampa - prendere il loro nome è un'operazione di marketing". Il programma per la Lombardia è in ottavi l'anticipazione di quello che Alba Dorata ha in mente per l'Italia: ritorno alla moneta propria, riconoscimentoe della casa europea, ma negazione delle imposizione della Banca Centrale e, ovviamente, nuove forme di controllo dei flussi immigratori. Ma il segretario Gradossi non ci tiene a essere etichettato come di estrema destra: "Alba Dorata - dice - collaborerà con tutti coloro che vorranno partecipare alla realizzazione di tale programma, siano essi di destra di centro o di sinistra". Alba dorata cercherà i propri alleati tra quanti sono "mossi dalla volontà si salvare la nazione dalla speculazione finanziaria nazionale ed internazionale". A proposito del tema del "meandro", scelto dai cugini greci come simbolo del partito e contestato per la somiglianza alla svastica, Gradassi ci vede solo "uno dei motivi decorativi tradizionali della culla della civiltà". Il progetto degli albadorani italiani è ambizioso: aperte 5 sedi in Lombardia, si punta a metter radici in Piemonte, Liguria, Sardegna, Sicilia, Lazio, Calabria, Emilia Romagna e Toscana.  

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