Preatoni lancia il suo movimento:"Basta tasse, stampiamoci gli euro"
Via al nuovo movimento dell'imprenditore: unasceltadiversa.it
di Nino Sunseri Oggi l'inaugurazione del sito www.unasceltadiversa.it. Mercoledì la presentazione del manifesto al Circolo della Stampa di Milano con Paolo Savona, Giuliano Urbani e, collegato in viceo-conferenza dagli Stati Uniti il premio Nobel Paul Krugman. A moderare il dibattito Maurizio Belpietro, direttore di “Libero”. Il movimento organizzato dall'imprenditore Ernesto Preatoni prende forma: «La politica di austerità imposta dal governo Monti non solo sta impoverendo il Paese ma non serve nemmeno a risanare i conti dello Stato». E Monti invece che sostiene il contrario? «A me piace guardare i numeri. Il deficit quest'anno è salito come mai in passato e ormai sfiora il record di quasi duemila miliardi. Quando Monti è arrivato stava a 1.898 miliardi. Non c'era mai stata un'impennata di queste dimensioni. Il rapporto fra debito e Pil arriverà a fine anno al 126% e salirà ancora nel 2013». Il risanamento è fallito? «Una catastrofe, non solo dal punto di vista della finanza pubblica. La disoccupazione è tornata a due cifre. Quella giovanile arriva al 20% con punte del 30% nelle regioni meridionali». Non vede luce da nessuna parte? «Direi proprio di no. Il presidente Monti sostiene che in fondo al tunnel si notano segnali di ripresa. A me, che faccio l'imprenditore, non risulta». Alternative? «Bisogna rilanciare gli investimenti che, in Italia, negli ultimi cinque anni, sono crollati del 20%. Minori investimenti significano minore sviluppo interno e minore competitività sui mercati internazionali. Fare una scelta diversa significa dire basta a una politica economica fatta di aumento sistematico delle imposte e di tagli alla spesa sociale: questi interventi costituiscono infatti una spinta inesorabile verso la depressione. Bisogna invece dare nuovo impulso al sistema economico dell'Italia e dell'Europa. Mai come in questa fase storica gli interessi dei lavoratori e quelli degli imprenditori coincidono. Nulla impedirebbe di pensare ad un meccanismo controllato per adeguare i salari dei lavoratori produttivi e dei pensionati a un tasso in linea con una eventuale inflazione». Gli investimenti, come la crescita, non ripartono con un tocco di bacchetta magica. Come fare? «L'unica strada per rimettere in moto l'economia è immettere denaro sul mercato in forti quantità, come sta avvenendo negli Stati Uniti, grazie agli interventi della Federal Reserve. La parola d'ordine non deve essere ridurre il deficit pubblico ad ogni costo, ma far ripartire i consumi e quindi gli investimenti». Resta un problema non proprio trascurabile: come convincere la Germania a monetizzare il debito? «Su questo punto è necessario che la politica riprenda il suo ruolo di guida dell'economia. Se non interveniamo c'è il rischio di un euro a due velocità: in un girone i Paesi più forti e nell'altro i più deboli. La soluzione peggiore sarebbe quella di far lasciar tensioni sociali per rendere palese l'insostenibilità della situazione. Come ultima strada il ritorno alla lira e l'iper-inflazione». Tutte soluzioni piene di incognite. Così si possono innescare reazioni che potrebbero portare alla distruzione dell'economia europea. «Sono perfettamente consapevole dei rischi. Ecco perché bisogna almeno provare a percorrere una strada alternativa. Quella attuale sta portando all'impoverimento dell'Italia e degli altri Paesi della sponda mediterranea dell'Europa». La medicina amara prima della guarigione: non trova? «Non mi pare. Vede una volta squilibri venivano sanati dalla svalutazione della moneta. Con l'euro non è più possibile. La correzione ora avviene all'interno tagliando la ricchezza e i costi. A cominciare dal lavoro e dal salario. Esattamente l'opposto di quello che serve per far ripartire l'economia». Il suo movimento diventerà un partito? «Non credo. Non ho mai voluto lanciare un partito ma solo un movimento d'opinione». Cambierebbe idea se il movimento raccogliesse diecimila firme? «Vorrebbe dire che le idee espresse nel manifesto sarebbero giuste e sarei contento di aver fatto qualcosa per il mio Paese. Per il resto sarei a disposizione, ma certo non mi candido».