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Supermario ci ha preso gustoe manda avanti i fedelissimiE' sfida aperta al Colle

Casini, Fini e Montezemolo non mollano anche dopo il diktata di Napolitano che ha sbarrato la strada al Prof: le "liste Monti" si faranno

Matteo Legnani
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  È sceso il grande gelo tra Mario Monti e Giorgio Napolitano. All'indomani dello stop del presidente della Repubblica alla candidatura del Professore alle Politiche di primavera («È senatore a vita, non può candidarsi»), il presidente del Consiglio dà mostra di avere gradito assai poco la sortita quirinalizia. Richiesto di un commento circa le parole di Napolitano, Monti si trincera dietro un tiratissimo «no comment». Niente formulazioni in politichese per dirsi formalmente d'accordo col capo dello Stato (che pure in questi casi sono di prammatica), niente circonlocuzioni diplomatiche. Bocca cucita, e fastidio che non si fa nulla per evitare che trapeli. A parlare ci pensano i politici, specie quelli più impegnati per lavorare alla continuazione del montismo. E tutti mettono nero su bianco che, a prescindere da tutto, il secondo governo a guida Monti resta l'obiettivo irrinunciabile. Una levata di scudi che non è dato sapere se il premier abbia sollecitato, ma che di certo è stata da esso accolta con benevolenza. Il più esplicito è Gianfranco Fini. "Alle consultazioni", annuncia il presidente della Camera, "indicheremo Mario Monti come premier". Appena più sfumata la posizione di Pier Ferdinando Casini: "Non ci sono alternative al lavoro politico di Monti", ragiona il leader dell'Udc. A completare il quadro provvede la montezemoliana Italia Futura che, con impressionante tempismo, pubblica sul proprio sito un decalogo per spiegare "il senso di una lista per Monti". Leggi l'articolo integrale di Marco Gorra su Libero in edicola oggi 24 novembre  

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