Buffonata della Rai: Tg1 regalato al Pd
Sedici minuti del notiziario delle 20 dedicati ai candidati alle primarie. Con domande tipo: "Cosa le è piaciuto di più di questa consultazione?"
Quando la toppa, come si dice, è peggio del buco. Mai proverbio si è prestato meglio a descrivere la surreale edizione andata in onda ieri sera al Tg1. Con sedici-minuti-sedici (tempo in tv lunghissimo) dedicati alle primarie del centrosinistra, otto volte di più del servizio sul fallimento del vertice del Consiglio europeo (durato un minuto e 52 secondi). Sedici interminabili minuti di cui quattro riservati a Matteo Renzi (in diretta da Perugia), un'altra manciata a Nichi Vendola, Bruno Tabacci e Laura Puppato, con servizi riassuntivi, conditi da relative battute dei tre su tutto e su niente, e un finale riservato a Pier Luigi Bersani. Ovviamente più lungo e con domande cattive del tipo: «Cosa le è piaciuto delle primarie?». Questa la risposta del principale tg del servizio pubblico a una polemica che scoppia nel primo pomeriggio, quando il sito Dagospia annuncia che nell'edizione serale ci sarà una lunga intervista a Bersani. Con tanti saluti agli altri quattro candidati in gara alle primarie. È vero che non siamo in regime di par condicio, non essendo elezioni vere, ma una consultazione interna a una coalizione. Però a 36 ore dall'apertura dei seggi non è il massimo. I renziani insorgono. Mario Adinolfi parla di «procedura di inquinamento del voto delle primarie». «Se così fosse», gli fa eco Simona Bonafè, del comitato Renzi, «si tratterebbe di una violazione gravissima per la campagna elettorale, come gravissimo sarebbe avere una Rai schierata, a due giorni dal voto, per uno dei cinque candidati alle primarie». Per Roberto Reggi, coordinatore della campagna elettorale del sindaco di Firenze, «sarebbe una vergogna inaccettabile». Dimostra «per chi parteggia il telegiornale di Maccari», dice Fausto Recchia. Intanto Stefano Di Traglia, portavoce di Bersani, conferma la messa in onda dell'intervista e replica: «Non mi pare che qualcuno si sia scandalizzato per la partecipazione di Renzi a Ballarò per 3 volte nell'ultimo mese...». Dal comitato del sindaco si fa sapere che il Tg1 avrebbe deciso di intervistare anche Renzi. A quel punto Nicola Fratoianni, del comitato per Vendola, chiede alla Rai che si riservi lo stesso trattamento al leader di Sel. Pochi minuti prima delle 19.30 un comunicato di viale Mazzini fa sapere che ci sarà «spazio per tutti e cinque i candidati alle primarie del Pd stasera al Tg1». Incorrendo in una gaffe subito segnalata da Fratoianni: «Qualcuno informi il direttore del Tg1 che sono primarie del centrosinistra, non del Pd». Finalmente comincia la fatidica edizione, condotta da Francesco Giorgino. Il primo servizio è dedicato al flop del vertice europeo: un minuto e 52 secondi. Segue servizio su Mario Draghi e la Bce: un minuto e 40 secondi. E arriviamo al centrosinistra. Quattro minuti e nove secondi a Renzi. Tre minuti scarsi a Vendola, Tabacci e Puppato. Sette minuti abbondanti a Bersani, inframmezzati dai servizi su Alfano e Casini. Il sindaco di Firenze spiega che il rinnovamento non è solo «generazionale», punta a «cambiare il Paese». Come? Facendola finita con la «burocrazia opprimente» e rimettendo al centro il «lavoro». Quanto alle alleanze, «io vorrei che gli accordi si facessero prima davanti agli elettori», basta con gli «inciuci». Lo spazio a Bersani comincia con la puntuta domanda: «Cosa le è piaciuto di più e di meno delle primarie?». Risposta: «La partecipazione, l'entusiasmo eccezionale». Il brutto sono «i problemi di questo Paese», spiega il segretario, già proiettato in ruoli istituzionali e così trattato. Per questo, se diventa premier, punterà su «lavoro e moralità». Dopo i servizi su Alfano e Casini, si torna in studio. Secondo round con Bersani. Si parla di alleanze («sto organizzando il campo dei progressisti, ma per aprirlo a forze moderate») poi di legge elettorale. Il Pd è per il doppio turno, spiega Bersani, ma è pronto ad accettare un compromesso, purché si salvi la governabilità. Sempre, ovviamente, «per il bene del Paese». In giornata Bersani aveva detto di aspettarsi il ballottaggio, mentre Renzi di attendersi un 30%. Asticelle basse, perché la tensione sale. E le incognite pure. Tranne che al Tg1. di Elisa Calessi