La trappola di Bersani:così lascia a casachi vota Matteo Renzi
Le primarie del Pd di domenica prossima hanno già un vincitore. La disorganizzazione. Una caratteristica vincente solo per Pierluigi Bersani. Se saranno in tanti a votare il segretario è quasi spacciato. Lui non vuole alla festa chi non è invitato. Il popolo di centrosinistra si sta mobilitando per andare a votare. Ma riuscire ad aggirare gli ostacoli che Pier ha messo sulla via dei gazebo è davvero difficile. Chi vuole votare magari per la prima volta, chi è giovane ed è un lavoratore o uno studente fuori sede ha grossi problemi per esprimere la sua preferenza. Le regole di Pier Per votare bisogna sottoscrivere l'appello “Italia. Bene Comune”, iscriversi all'albo degli elettori e versare due euro. Avvenuto il versamento, si riceve il certificato di elettore del centro sinistra. Si ha tempo fino al 25 novembre. Ci si può registrare recandosi fisicamente in una delle sedi elettorali previste in tutta Italia, oppure online sul sito www.primarieitaliabenecomune.it. Le regole sembrano semplici ma non lo sono. La situazione è questa: se a votare andranno in tanti e soprattutto giovani le chances di Matteo Renzi aumentano vertiginosamente, se gli elettori saranno pochi e più strutturati del Pd allora Bersani avrà vita facile. Se hai un pc voti altrimenti stai a casa La registrazione per il voto può essere fatta sia online che al seggio. Ma se la si fa "live" bisognerà fare un coda interminabile, circa due ore secondo alcune stime. Quindi secondo le regolette volute soprattutto da Bersani chi vota deve avere un pc a casa. Buona parte degli elettori che si stanno mobilitando sono ragazzi che studiano fuori e lavoratori che hanno lasciato la città d'origine. Non tutti hanno un pc a casa con connessione ad internet. E probabilmente sapendo già di andare incontro ad una domenica in coda preferiranno rinunciare al voto. E qui Bersani comincia a vincere la sua partita. La protesta di Bologna. A Bologna però delle regole di Bersani si sono rotti le scatole. Non vogliono lasciare elettori dispersi fra i portici senza sapere dove votare. E allora si sono inventati in barba alle tavole della legge del segretario le "primarie aperte a tutti". Niente registrazione online. Semplice tessera elettorale e voto al seggio domenica mattina. Un modo per cercare di coinvolgere sopratttutto chi non ha mai votato. Ovvero i ragazzi e gli studenti. Un'idea che è piaciuta anche in Campania dove stanno pesando di applicarla.In questo caso basterà dotarsi di tessera elettorale, certificato (ma anche no visto che si può fare in loco), verificare sul sito pdcampania.it qual è il seggio d'appartenenza, recarsi dalle 8 del mattino sino alle 20, pagare due euro, chiedere la ricevuta e tornarsene a casa. Senza procedura online. Trucchetto per il secondo turno Se ci dovesse essere un ballottaggio dopo il primo turno in quel caso Bersani non vuole nuovi elettori. Insomma chi magari si sveglia per un secondo turno e ha voglia di votare, può starsene a casa. All'eventuale ballottaggio sono ammessi al voto gli elettori in possesso del certificato di voto rilasciato per il primo turno completo del cedolino relativo alla giornata del 2 dicembre. Se proprio vuoi votare devi portare come a scuola "la giustificazione" per l'assenza al primo turno. Una certificazione che attesti l'assenza per cause indipendenti dalla propria volontà. Inoltre i ritardatari dovranno tra il 27 novembre e l'1 dicembre, sottoscrivere l'appello pubblico in sostegno della coalizione di centro sinistra "Italia Bene Comune" e quindi iscriversi all'albo degli elettori. Guerra di numeri e elettori demotivati Intanto è guerra sui numeri dei probabili elettori e di quelli già registrati. In Campania addirittura c'è un buco di 20mila elettori che sono stati letteralmente inventati da Bersani. Tutto nasce da lacune proteste sul web di chi ha cambiato residenza diverse volte e ora non sa dove andare a votare. Dalle sezioni del Pd campane non è arrivata nessuna risposta. Tanto da mandare in confusione questi elettori volenterosi che stanno cominciando a pensare di non votare. Claudio Velardi ad esempio è uno che ha sempre militato nel partito dell'astensione e ora dopo dieci anni vuole tornare a votare per le primarie. Ha cambiato residenza parecchie volte ha chiesto aiuto alla sezione del pd di via Toledo a Napoli, ma non avendo ricevuto alcuna risposta sul blog frontpage scrive amareggiato rivolgendosi al partito: "nun si cagnato, si' ‘o solito sfrantummato", "non sei cambiato, sei il solito scansafatiche". Insomma il Pd quando vuole sa chiudere le porte in faccia agli elettori. Poi, sempre perchè le regole volute da Bersani siano rispettate, c'è un'altra polemica. Migliaia di studenti e lavoratori fuori sede, ancora loro, hanno scritto al Pd per avere notizie su come si possa votare. Risultato? Nessuna risposta. Un velato "statevene a casa". Ma Pier per dimostrare che tutto sta andando bene e che c'è grande partecipazione al voto ieri aveva annunciato: "Abbiamo un milione di iscritti pronti a votare". Peccato che pure questo sia poco vero. E infondo a lui fa comodo. E così per dare ragione al segretario in Campania le hanno provate tutte ieri. L'elettorato del centro sinistra campano rappresenta il 10 per cento di quello nazionale, quindi dovrebbero esserci almeno 100mila iscritti già pronti a votare. E invece il Pd campano non conferma le stime del segretario. Quindi c'è una rincorsa ad aumentare il numero. All'inizio ne vengono dichiarati 68mila alle 18 e 30 di ieri. Troppo pochi per giustificare il milione di Bersani. E allora comincia il riconteggio e si arriva a quota 86mila in poche ore. Ventimila elettori in più. Ma non i centomila stimati. Insomma sulle primarie del pd per ora regna molta confusione. Fra numeri, dati, elettori arrabbiati e demotivati a vincere è l'astensionismo forzato. Da chi? Da Bersani ovviamente.