Bersani: "La Fornero al governo col Pd? Perché no..."
Corrado Passera e, soprattutto, Elsa Fornero in un governo capitanato da Pierluigi Bersani? Perché no. "In linea di principio assolutamente sì, ma devono fare outing perché ci vorranno maggioranza politiche", e dunque "bisogna dire di che area si è, per quale schieramento si vota...". Così il segretario del Pd apre il corteggiamento ai ministri dello Sviluppo e del Lavoro del governo di Mario Monti. Quindi una battuta sul permier: anche lui in un eventuale governo di sinistra? "Non nego che in testa ho il circolino delle idee sul contributo che potrà dare Monti, ma non srebbe corretto parlarne adesso, prima bisogna discuterne con lui", ha dichiarato ai microfoni di Radio Rai. Giovani choosy - Quindi, dopo l'apertura, anche una battuta sulla Fornero e i giovani "choosy": "Ci saranno anche i choosy, ma ne incontro pochi. Io incontro un sacco di ragazzi strabravi che non sanno sbattere la testa". Bersani inoltre dice "no" all'ipotesi di un Monti-bis: "La sera stessa delle elezioni dovrà essere chiaro chi ha vinto, non si può penare al Monti-bis come soluzione in caso di ingovernabilità. No, dalla palude viene fuori la palude, e quindi la strada sarebbe quella di nuove elezioni". E Nichi dice No grazie - Il Pierluigi sognante fa i conti senza l'oste. L'ingresso della Fornero in un governo Bersani potrebbe far saltare il tappo con Vendola prima che cominci l'avventura. Nichi non aveva avuto mai parole carine per la Fornero: "E' chiaro lo slogan della Fornero rivolto ai giovani che cercano lavoro: arrangiatevi. La sua tecnica è l'arroganza", aveva tuonato qualche settimana fa. E ora dopo la proposta di Bersani risponde a muso duro : "Bersani è disponibile ad avere Elsa Fornero nel suo governo? Noi no". "Cittadinanza agli immigrati" - Ma Bersani canta già vittoria, si sente virtualmente già a Palazzo Chigi e sbandiera il suo programma. Il primo punto? La cittadinanza agli immigrati: "La prima cosa che farò al governo sarà assicurare che ci nasce qui figlio di immigrati sia italiano. Questa è la prima idea, poi le altre saranno la sorpresa". Insomma, eccezion fatta per la cittadinanza tanto cara anche a Gianfranco Fini, Bersani non pare avere idee. Il segretario, al massimo, si spinge a invocare "una lenzuolata sulla moralità". Sulle primarie della sinistra, il leader democratico ribadisce che "se le nostre primarie vanno per bene, con tanta gente che viene e con decine di migliaia di lavoratori impegnati, il giorno dopo non ci ammazza più nessuno". "No all'election day" - Il leader del Pd, nonostante la "lenzuolata di moralità", sembra affezionato agli sprechi e boccia l'election day. Le regioni Lombardia e Lazio, ha spiegato, "non possono aspettare mesi e mesi, si deve andare rapidamente al voto. Mentre a livello politico nazionale, la legislatura deve arrivare a scaddenza naturale". Sulla legge elettorale, respinge gli attacchi di Pier Ferdinando Casini: "Al contrario di quel che sta dicendo Casini, mai abbiamo preteso di avere il 55% con il 30% dei voti. Stiamo dicendo che chi vince deve avere un ragionevole premio di governabilità, senza pretendere che questo significhi arrivare alla maggioranza assoluta, ma avere un azionista di riferimento in grado di formare il governo. Con un sistema senza questa premialità - ha aggiunto Bersani - e che mette un'asticella cui non arriverà mai nessuno si va a un messaggio di ingovernabilità".