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Vendola: "Bersani scelga, o me o Casini"

Nichi Vendola

Il governatore inguaia Bersani: "Tutti e due vogliamo l'esclusiva. Quello dell'Udc è un programma mediocre". A sinistra sono già spaccati

Andrea Tempestini
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  Una situazione fluida, per dirlo con parole ortodosse. Un enorme caos, per inquadrare la situazione senza peli sulla lingua. Parliamo della sinistra e del Partito Democratico. E mentre il segretario Pierluigi Bersani tende la mano al "rottamatore" Matteo Renzi, offrendogli una "poltrona" da ministro, a destare maggiori preoccupazioni sono i possibili alleati. Proprio quando sembrava essere stata trovata la quadra per tenere insieme il "mostro" (Casini e Vendola), ecco che Nichi torna all'attacco: "O me o Casini". Questo l'aut auto posto dal governatore della Puglia, candidato alle primarie di coalizione, e più agguerrito che mai dopo l'assoluzione nel processo sulla sanità pugliese. "Io voglio l'esclusiva" - Sull'eventuale alleanza-Frankenstein a tre (Pd, Udc e Sel), Vendola non ha dubbi, e rivolgendosi a Bersani spiega: "Deve rispondere lui. Se vuole governare senza fare le riforme, se vuole rassegnarsi a un programma così mediocre, andrà con Casini. Se invece vuole costruire un programma di cambiamento, deve farlo con Vendola. Sia io che Casini - ha proseguito Nichi - vogliamo l'esclusiva". Insomma, nel recinto del centrosinistra non c'è spazio per i due galli: quello democristiano e quello comunista, insieme, non ci stanno. E Bersani si mette le mani nei (pochi) capelli (e annuncia: "Non correrò per la prossima segreteria del Partito Democratico"). "Noi perno della coalizione" - E dallo stesso Bersani, subito, è arrivata un'indiretta risposta a Vendola. "Non è più il 2006, non c'è più l'Unione ma un Pd primo partito che fa da perno alla coalizione - ha provato a gettare acqua sul fuoco rispondendo al forum de Lastampa.it -. Andiamo verso l'ingovernabilità? E' chiaro che dobbiamo rispondere a questa preoccupazione, anche se è frutto di un riflesso condizionato. Nel 2006-2008 - ha concluso Bersani - eravamo 12 partiti e non c'era il Pd. Ora c'è un perno di coalizione, il Pd primo partito del Paese, e poi una situazione molto semplificata". L'unico a credere ancora nell'alleanza che va dai comunisti ai democristiani, insomma, è il leader del Pd.  

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