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Anche Napolitano si è convinto: Monti ha le settimane contate

Assalto dei partiti al governo, presidente e premier d'accordo: si andrà al voto anticipato. Sul Porcellum intesa vicina

Giulio Bucchi
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  di Fausto Carioti   Solo il bastione del Quirinale si frappone tra i partiti inseguiti da Beppe Grillo e il voto anticipato. E adesso anche quel bastione vacilla. Non che Giorgio Napolitano  abbia cambiato idea. È sempre convinto che la cosa giusta da fare sia cambiare la legge elettorale prima delle elezioni, se non altro per rimediare alle «carenze» del Porcellum identificate dalla Corte costituzionale nella sentenza del 2008, e riassumibili nel fatto che l'attuale legge elettorale non subordina la concessione del premio di maggioranza al raggiungimento di alcuna soglia, rendendo così possibile a una coalizione che magari ha solo il 20% dei voti di ottenere il 55% dei deputati. Però, dinanzi alla richiesta unanime dei partiti di andare al voto nelle prime settimane del 2013 (condizione praticamente già realizzata), preso atto della non contrarietà del governo (Mario Monti ha già fatto capire che non si opporrebbe), il presidente della Repubblica non potrebbe che trarne l'unica conclusione possibile: meglio il voto anticipato che accanirsi su un Parlamento e un esecutivo ormai privi di scopo, utili solo a far guadagnare consensi a Grillo. Così dal Colle sono arrivati ai partiti i primi segnali di un Napolitano possibilista. Anche perché non è detto che il voto anticipato sia sinonimo di elezioni col Porcellum. La prossima settimana in Commissione al Senato si capirà se c'è l'accordo per cambiare le regole del gioco. Se l'intesa non ci fosse, Napolitano non avrebbe molte carte da giocare: passare la pratica al governo dei tecnici, perché cambi la legge elettorale per decreto, o inviare un messaggio alle Camere, probabilmente servirebbe solo a perpetuare l'impasse. Così, se i partiti fossero ancora sulle posizioni attuali, che vedono tutti dichiaratamente favorevoli al voto anticipato, tranne il Pd che è silenziosamente favorevole, il 27 gennaio si potrebbe andare alle urne per eleggere i consigli regionali di Lombardia, Lazio e Molise nonché il prossimo Parlamento.  Ma l'election day non è l'unica possibilità di andare al voto anticipato. Se infatti a palazzo Madama si trova l'intesa, tra due settimane il testo sbarca in aula e ci sono tutti i presupposti temporali affinché la Camera possa trasformarlo in legge prima di Natale. O affossarlo definitivamente. A quel punto, fatto il possibile per raddrizzare il Porcellum e varata la legge di stabilità, ascoltati i partiti e il governo, Napolitano potrebbe benissimo sciogliere le Camere e indire elezioni per la fine di febbraio. Non ci sarebbero i risparmi dell'election day, ma si guadagnerebbero comunque un paio di mesi rispetto alla scadenza naturale. Finché la riforma elettorale è al Senato, la partita la gestisce il Pdl, che lì assieme alla Lega ha ancora la maggioranza. Anche se l'intesa, in realtà, è molto più ampia e comprende Pdl, Lega, Udc, Idv e Fli. Con la benedizione di Napolitano, questi partiti hanno trovato l'accordo per una nuova legge elettorale. L'impianto è fortemente proporzionale (il Pdl l'ha disegnata anche per consentire a una futuribile “Lista Berlusconi”, valutata attorno al 7%, di essere presente in Parlamento). Il premio di maggioranza è pari al 12,5-15% e viene concesso solo alla coalizione che raggiunge il 40%-42,5% dei voti. Sotto questa soglia è previsto solo un mini-premio del 5%, riservato però al primo partito. Insomma, nulla a che vedere con quel «modello spagnolo» evocato da Berlusconi nel libro di Bruno Vespa e che conviene solo a chi dispone almeno del 15-20% dei voti su tutto il territorio nazionale: uno status che il Pdl, come si è visto in Sicilia, non ha più. Al Senato ci sono discrete probabilità che questo testo passi. Il problema sarà alla Camera, dove è previsto il voto segreto. Una simile riforma, infatti, renderebbe impossibile a Bersani governare dopo le elezioni: scontato dunque il voto negativo di gran parte del Pd. Pure nello stesso Pdl il Porcellum continua ad avere numerosi estimatori occulti, incluso il Cavaliere. Sarà dura. La disperazione del Pdl è tutta nella frase di una nota deputata: «Confidiamo in Napolitano, che non vuole il governo Bersani-Vendola. In questo momento è l'unico vero appoggio che abbiamo».      

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