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L'Idv molla Di Pietro. Donadi: "Sei come Berlusconi"

I big del partito accusano l'ex pm di aver tradito. Tonino pensa ad un'alleanza con Grillo

Nicoletta Orlandi Posti
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  Nulla è più come prima nell'Idv. I conti in tasca fatti al leader Antonio Di Pietro, la batosta alle Regionali in Sicilia e come colpo di grazia le "santificazioni" di Beppe Grillo sembrano aver chiuso definitivamente la stagione politica dell'ex magistrato di Mani Pulite e del suo partito. Almeno viste le reazioni dei big del partito all'ammissione di Di Pietro al Fatto della morte dell'Idv. Il capogruppo alla Camera, Massimo Donadi, è a un passo dall'addio. Lo ha detto lui stesso all'Huffington Post Italia. Donadi boccia la proposta lanciata da Grillo, che ha indicato in Di Pietro un possibile candidato al Quirinale, e annuncia un'assemblea di autoconvocati entro dieci giorni: "Chi rappresenterà la minoranza se ne andrà. Se sono in minoranza io me ne vado io, se è in minoranza Di Pietro se ne va Di Pietro. Non si può stare allo stesso tempo con Grillo e al governo del paese", aggiunge.  Come Berlusconi - L'esponente dell'Idv azzarda anche un parallelo tra l'ex pm e il nemico di sempre, Silvio Berlusconi: "Entrambi - dice - provano a sopravvivere ai tempi che cambiano. E entrambi stanno provando ad ammazzare il proprio partito per sopravvivere, invece di voltare pagina". Donadi parte dall'investitura di Grillo: Di Pietro al Quirinale è un'investitura "che mi vede del tutto estraneo e contrario. E' evidente che è la risposta al necrologio che Di Pietro ha scritto sul Fatto di oggi, dichiarando morta l'Italia dei Valori", continua. Secondo Donadi "è in atto, e pure in fase avanzata, una manovra, condotta da due politici navigati che poco hanno a che fare con la freschezza movimentista. Di Pietro porta in dote a Grillo l'Italia dei Valori, o meglio il suo necrologio, la fine di un'esperienza e Grillo lo benedice. A entrambi dico buona fortuna, ma io non ci sarò. E soprattutto auguro buona fortuna all'Italia. Grillo non rappresenta la salvezza dell'Italia. Anzi, rappresenta malpancismo, qualunquismo, anti-europeismo, rabbia. Glielo dico con chiarezza: sarà una delusione per gli italiani. Non andrò mai in un'alleanza con lui. E ormai con Di Pietro nulla ci può tenere più insieme".   Donadi ribadisce che "dopo la puntata di Report, Di Pietro sta tentando di trasmettere il messaggio che tutto il fango che è uscito riguarda tutta l'Italia dei Valori e non lui. Si sta chiamando fuori, quando invece ha lui una responsabilità enorme nella gestione del partito. A questo punto nulla ci può tenere insieme. E "a questo punto cambia tutto rispetto alla riunione di ieri. L'ipotesi di un congresso dopo le elezioni non c'è più. Entro dieci giorni ci sarà un'assemblea autoconvocata con tutti quelli che vogliono difendere i nostri valori e l'esperienza di questi anni, e che non si riconoscono nel necrologio. Io credo che l'Italia ha ancora bisogno delle nostre battaglie".    Gestione patronale del partito - L'ex pm, continua Donadi, "in queste settimane è stato il protagonista di una serie infinita di contorcimenti: la foto di Vasto, Grillo, poi la storia del congresso, poi la vicenda del partito. Una gestione padronale, nel momento del tramonto". E "prendersela con i media accusandoli di killeraggio mediatico e attaccare i poteri i forti come ha detto nell'intervista al Fatto è un'analisi semplicemente volgare. Mentre "sul capo dello Stato la posizione di Di Pietro e Grillo è una barzelletta. Ridicola. Punto".   Di Pietro come Berlusconi, dunque? "Entrambi provano a sopravvivere ai tempi che cambiano - dice Donadi - e entrambi stanno provando ad ammazzare il proprio partito per sopravvivere, invece di voltare pagina. E Grillo è la naturale rappresenta la continuità del cancro che ha caratterizzato la seconda Repubblica, e cioè l'esasperazione del leaderismo". Da Di Pietro, conclude Donadi, "mi sento ferito e profondamente tradito". Alleanza con Grillo - Di Pietro, però, assicura che non ha alcuna intenzione di voler affondare il suo partito:"Non abbandonerò mai la nave IdV: rimarrò al suo comando fino alla fine, ovvero fino a quando non troveremo insieme una persona che lo farà con altrettanto amore e passione", dice in una lunga dichiarazione diffusa in serata. "L'IdV - aggiunge - continuerà ad esistere e lottare per le battaglie di legalitàe democrazia. Nessuna intenzione di ammainare la bandiera'' Di Pietro, però, ufficializza la nuova rotta, che avvicina l'Idv alla flotta di Grillo. Lo fa rivolgendosi direttamente al leader del movimento cinque stelle: "Caro Beppe, hai visto che casino sta venendo fuori a seguito della mia intervista di questa mattina su Il Fatto Quotidiano? E, soprattutto, del tuo successivo post in cui hai affermato che mi vedresti bene a fare il Presidente della Repubblica? Troppa grazia Sant'Antonio, direbbe mia sorella Concetta. E non mi pare proprio il caso di insistere. Però, il tuo paradosso ha certamente colto nel segno, se è vero, come è vero, che si è scatenato il mondo intero contro di noi".  "Cambiamo leader" - Ma nel suo partito, ormai, le voci critiche che non condividono le idee di Tonino non hanno paura di uscire allo scoperto. "E' ora di cambiare leader'', tuona Pancho Pardi. E "basta anche con i parenti in politica". Il senatore assicura di essere sempre stato contrario anche all'ingresso del figlio e della moglie di Di Pietro. E di "averglielo sempre detto a Tonino". Non ha dubbi anche il sindaco di Palermo Leoluca Orlando: "L'Idv ormai è morto", commenta a fine giornata. Molti altri parlamentari tra cui Borghesi e Zazzera si stringono, invece, intorno al leader.   

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