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Casini sfotte i suoi elettori:gli basta un listone Pd-Selper accettare anche Vendola

Il sotterfugio da Prima Repubblica: "Con la lista unica comanderebbe Bersani". Non è vero, ma a Pierferdy interessa soltanto il premio di maggioranza (con il Porcellum)

Andrea Tempestini
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Una vecchia volpe democristiana, Pier Ferdinando Casini, che non si smentisce e che usa trucchi e sotterfugi da prima Repubblica per giustificare l'alleanza teoricamente impossibile, quella con il Partito Democratico. Necessaria una premessa, ossia la frase che ha seguito il voto in Sicilia: "Quello che faccio a Palermo farò a Roma", ha spiegato il leader dell'Udc. Insomma, il fantomatico accordo tra moderati e progressisti va riproposto su scala nazionale. Quindi, sull'onda emotiva del voto isolano, Pier Ferdinando ha annunciato che non si alleerà con il Pdl ne a Roma né nel Lazio: "Moderati e progressisti devono unirsi per governare la prossima legislatura e non si può farlo stando con il centrodestra in una città chiave come Roma nel Lazio". La coppia impossibilie - Casini, insomma, prepara il campo. Dopo l'infinito balletto (alleanza sì, alleanza no) sembra aver deciso: è pronto ad abbracciare il Partito Democratico di Pierluigi Bersani. Resta un ostacolo - ingombrante - da superare: Nichi Vendola, che "riabilitato" dall'assoluzione nel caso-sanità in Puglia, torna prepotentemente in gioco, sia per le primarie del centrosinistra sia nel decidere gli equilibri delle alleanze per le prossime elezioni politiche. Casini aveva sempre detto che "no, noi con Vendola mai". E in effetti pare un inaffrontabile esercizio di stile veder correre a braccetto il democristiano tutto casa, chiesa e famiglia e il comunista che la famiglia tradizionale vuole scardinarla. Una questione di nomi e simboli - Ma Casini - ed eccoci, alla "vecchia volpe democristiana" - con un sottorfugio da Prima Repubblica bella e buona, ecco che trova la quadra, l'elisir, la soluzione per venire a capo del problema e sdoganare nell'alleanza impossibile: "Se il Pd fa il listone unico con Sinistra e Libertà per noi non c'è problema - ha spiegato -. A quel punto sarebbe il Partito Democratico a gestirsi la sinistra". Insomma, per Casini sarebbe soltanto una questione di nomi, simboli e liste a risolvere la questione "di sostanza". Al leader dell'Udc, per fingere di rispettare il suo "niet" a Vendola e per poter comunque allearsi con il Pd, basta il listone che "cancellerebbe" il nome di Vendola. Ma non la sua componente: all'interno del listone - possibile, anzi probabile stando alle indiscrezioni degli ultimi giorni - i vendoliani infatti peseranno in egual modo, e in egual modo porteranno avanti le loro istanze. Possibile che a Casini vada bene così? Possibile, sì. Più realista del re... - No, nemmeno Pierferdy è così ingenuo da credere che il listone possa cancellare gli obiettivi di Nichi (patrimoniale, più tasse sul ceto medio, più spesa pubblica e unioni tra gli omosessuali), quegli obiettivi che Casini (pubblicamente) non può digerire. Basta un listone, insomma, per far cambiare idea a Casini. Ma c'è un motivo, più realista del re, ed ha a che fare con il Porcellum (che a questo punto, e con un Beppe Grillo sempre più forte, difficilmente verrà riformato, perché il super-premio di coalizione fa comodo). "A Casini - ha spiegato un autorevole dirigente del Pd che sceglie l'anonimato - conviene allearsi con noi anche se perde due punti percentuali, perché avrebbe comunque più deputati". E per dare il definitivo ok all'alleanza (di cui anche il Pd ha bisogno come ossigeno) basta il "listone". Una presa in giro.

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