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Pdl, le primariepossono valereun congresso

la scelta del candidato premier sia una occasione di dibattito serio, di chiarimento completo, di scelta di programma non ruffiano, dunque non montiano

Matteo Legnani
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Se le loro primarie non devono essere la pantomima che rischiano gli altri, se non devono essere una manfrina obbligata per distrarre elettori che già hanno scelto la fuga, sarà bene che la nomenklatura vecchia e nuova del Pdl le prenda sul serio, a partire dal segretario, e che le usi per quello che solo possono fornire di utile e  di inversione alla tendenza micidiale all'autodistruzione, ovvero una occasione di dibattito serio, di chiarimento completo, di scelta di programma non ruffiano, dunque non montiano, di chiara esposizione delle facce e delle intenzioni. Il tempo è poco, le raccolte di firme, figuriamoci di soldi, saranno più difficili del dichiarato, ma ha da essere come il congresso che il Pdl non ha mai celebrato, o è inutile farle. Ha da essere una chiamata di candidati intanto non necessariamente del Pdl, esattamente come non lo è Daniela Santanché, che insieme ad Alfano e a Galan si è tra i primi prenotata, dunque insisto che se lo riterrà opportuno deve poter partecipare Roberto Maroni; hanno da essere candidati che non si attaccano alla retorica rancida del moderato, o dell'antimoderato, ma che dichiarano con onestà che l'esperimento del governo Monti avrà pur garantito un non meglio precisato buon nome internazionale che volentieri restituiamo al mittente, ma che ha soprattutto e micidialmente promosso un'austerità recessiva che ci uccide. Leggi l'articolo integrale di Maria Giovanna Maglie su Libero in edicola oggi 1 novembre

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