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Pdl, le regole delle primarie

Alfano e Formigoni

Porta chiusa ai "papi neri": saranno di partito, non di coalizione. Sottoscrizione e doppio turno. Se vince, Alfano lascia la segreteria

Andrea Tempestini
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  Al lavoro, subito, dopo la batosta subita in Sicilia. Obiettivo dei vertici del Pdl, tratteggiare le regole con cui affrontare le primarie di partito volute e fortemente sostenute dal segretario Angelino Alfano. Ieri, lunedì 29 ottobre, l'ex Guardasigilli aveva ribadito che le primarie si terranno il 16 dicmebre. Poche ore dopo il partito si è riunito in via dell'Umiltà: al vertice hanno preso parte anche diversi potenziali candidati, tra cui Daniela Santanchè, il sindaco "formattatore" di Pavia, Alessandro Cattaneo, l'ex governatrice del Lazio, Renata Polverini, e il sindaco di Roma, Gianni Alemanno. Primarie di partito - E, a riunione ancora in corso, trapelavano le prime indicazioni su come saranno, queste primarie. Le informazioni le dava un altro dei presenti, il presidente (uscente) della Lombardia, Roberto Formigoni, altro papabile (e probabile) contendente per lo scettro di Silvio Berlusconi. La notizia più importante: le primarie saranno di partito, e non di coalizione. Tradotto: porta chiusa ai vari Roberto Maroni, Oscar Giannino, Luca Cordero di Montezemolo ma anche Stefania Craxi, che voleva (lei, a differenza degli altri nominati, lo aveva detto) gettarsi nella mischia. Ipotesi doppio turno - Per essere valide le candidature, inoltre, dovranno essere sostenute da un minimo di 10mila firme. Nel dettaglio, la decisione assunta dal tavolo delle regole è che ogni candidato debba ottenere almeno 2mila firme in almeno cinque regioni. Formigoni ha spiegato: "Si sta andando verso elezioni aperte ma con alcune garanzie. Chi vota deve sottoscrivere un documento di valori e versare un contributo, probabilmente di 2 euro". Secondo il Celeste, la riunione "è servita anche a risolvere le prime questioni: saranno primarie di partito e non di coalizione, e saranno per la scelta del candidato permier e non per la scelta del leader di partito. Questo significa - ha spiegato Formigoni - che c'è un solo vincitore, quello che riporterà più voti. Il vincitore non deve andare sotto una soglia minima che dobbiamo ancora decidere, ma che potrebbe essere del 30-40% altrimenti si andrà al secondo turno". "Alfano deve lasciare" - E dopo aver anticipato e discusso delle regole, Formigoni parla anche del suo futuro, pur senza sbottonarsi. "Sto riflettendo. Se sarà utile al Pdl il mio contributo, mi candiderò", ha risposto lasciando intendere che, probabilmente, si metterà in gioco. Poi una battuta sulla eventuale vittoria di Alfano. Secondo il presidente della Lombardia "si porrebbe un problema, ma credo che si può risolvere con una persona che farà il segretario ed una che fa il leader nelle istituzioni come candidato premier. E' chiaro - ha concluso Formigoni - che se vince Alfano dovrà lasciare l'incarico da segretario. Non ne abbiamo parlato, ma vale questa logica".  

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