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Il bottino della Seconda Repubblica:1,6 miliardi "spariti" nei partiti

Dal '94 le forze politiche hanno ricevuto rimborsi per 2,2 miliardi di euro. Ma per le spese elettorali ne hanno impiegati solo 600 milioni

Matteo Legnani
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  Chissà se basterà il giro di vite deciso sui lucrosi rimborsi elettorali al sistema dei partiti a ristabilire sobrietà nella politica oggi spendacciona. Perchè, come scrive Il Sole 24 Ore gestire un partito in Italia è sempre stato una sorta di "Albero della Cuccagna". I ricavi, grazie al meccanismo dei contributi pubblici, (5 euro per elettore per ogni anno di legislatura sia politica che regionale che europee) hanno portato nelle casse delle forze politiche la bellezza di 2,2 miliardi di euro dal '94 a oggi, cioè nel corso della Seconda Repubblica. Il dato è della Corte dei Conti. Tradotto, il "conto" pagato dagli italiani ai partiti è stato di 120 milioni di euro l'anno. Logica vorrebbe che il sistema non porti profitti. E invece, in questi ultimi 18 anni, per le spese elettorali i partiti hanno impiegato di quei 2,2 miliardi (lo certifica sempre la Corte dei Conti) solo 580 milioni. Mancano all'appello 1,6 miliardi. In parte finiti in stipendi e affitti, in parte consulenze non meglio specificate, in contributi ad associazioni. I bilanci del 2011 confermano il giochino. Il Pd ad esempio ha ricevuto 58 milioni di denaro pubblico nel 2011 e 51 milioni nel 2010. Le spese elettorali vere e proprie l'anno scorso sono state di soli 16 milioni, un terzo del contributo statale. Certo, pesano stipendi per 11 milioni e altri 15 finiscono alle strutture sul territorio. Il Pdl, da parte sua, ha incassato 31 milioni dallo Stato (32 milioni nel 2010). Ma lo stesso tesoriere del Pdl scrive che le spese elettorali sono diminuite di 11 milioni nel 2011. Ecco come si spiega che Pd e Pdl avessero liquidità a fine 2011 per 24 milioni ciascuno. La Margherita, nonostante le incursioni truffaldine dell'ex tesoriere Lusi, aveva cassa per 19 milioni.            

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