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La strage degli incapaci:chi è morto in Sicilia(e chi ha vinto)

Miccichè, Fini e Vendola

Andrea Tempestini
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  In Sicilia sono due i dati che, più di tutti gli altri, impressionano. Il primo, dirompente, è quello relativo all'astensione: ha votato soltanto il 47 e spicci per cento degli aventi diritto. In sostanza più di un elettore su due ha deciso di disertare le urne. Percentuali bulgare, che fanno specie anche in confronto rispetto al dato del 2008, quando fu eletto Raffaele Lombardo e votò il 66,68% degli aventi diritto. Ovvio che molti di quelli che hanno deciso di mancare l'appuntamento col voto della domenica appena trascorsa siano elettori del Pdl, partito vittima di scandali, divisioni interne e in definitiva protagonista di un assoluto tracollo sull'isola: gli azzurri prendono il 12,50% nella coalizione che sosteneva Nello Musumeci. Il secondo dato che fa impressione - spaventando qualcuno e facendo gioire altri - è una sorpresa, ma sorpresa soltanto per modo di dire. Ci riferiamo ai consensi raccolti da Giancarlo Cancelleri, il candidato del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo che flirta da vicino con il 18 per cento (decuplicati i voti del 2008, quando raccolse l'1,7%). Il Movimento grillino, di fatto, sull'isola è il primo partito. Segue il Pd che nella colalizione che sostiene Rosario Crocetta (il vincitore della tornata) ha preso il 13,6% (comunque più del 5% in meno rispetto al 18,8% raggranellato quattro anni fa). Muoiono tutti i partiti - Questi i due dati che ispirano il titolo: "La strage degli incapaci". Nel tentativo di conquistare la Sicilia - considerato il "laboratorio politico nazionale" per eccellenza - sono caduti i partiti. Tutti, o quasi. Il Pd e Bersani esultano per aver vinto dove non avevano mai vinto prima. Vero, per carità. Peccato però che il partito che ha ambizione e numeri in regola per governare il Paese, pur in territorio tradizionalmente ostile, abbia raccolto meno del 14%: cifre che non legittimano una guida nazionale e non possono tranquillizzare i vertici di Via del Nazareno. L'Udc tiene le sue posizioni raccogliendo circa il 10% (in calo rispetto al 12,5% del 2008): ma proiettato su scala nazionale, il risultato (uniamoci anche il 6,5% del Movimento Politico e si arriva al 31% circa) lascia intendere che il fantomatico accorto tra progressisti (che sarebbero il Pd) e moderati (che sarebbero quelli dell'Udc) non offrirebbe margini per governare il Paese. Il Pdl stramazza al suolo - Poi c'è una vittima che è stata crivellata di colpi. Una vittima che è stata massacrata: il Pdl. Nel 2008 prese il 33,5%, oggi un misero 12,5%. La debacle è totale in un territorio dove i moderati e il centrodestra hanno sempre - e quando si dice "sempre" non è un modo di dire - trionfato. Angelino Alfano, in conferenza stampa, ha detto che il Pdl è un "partito potenzialmente vincente". Sarà. Di sicuro c'è solo che ha preso un terzo dei voti rispetto a quelli collezionati nella precedente tornata elettorale. E il futuro del partito - fiaccato da scontri, scandali, assenza di una leadership precisa e una mezza "crisi d'identità" sull'appoggio, o meno, a Monti - è tutto in discussione. Ma quale grande centro... - La rassegna dei "morti" (ahinoi, ci tocca usare un vocabolo preso da pagina 1 del dizionario grillino) può continuare. In ordine sparso. Ci sono Fli, Mpa e Grande Sud, che dopo aver presentato in pompa magna il candidato Gianfranco Miccichè si "classificano" quarti. L'Mpa prende il 9,5% (perdendo più di 3 punti rispetto al 2008), Grande Sud il 6,3% e Fli il 4,20. Troppo poco per chi aveva ambizioni di leadership e si trova fuori dal podio. Quindi dobbiamo passare in rassegna "ciò che resta" dei progressisti o presunti tali, ossia l'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro e Sinistra e Libertà di Nichi Vendola (due che - sicuro il secondo, meno il primo - potremmo trovarci nella prossima squadra di governo): l'Idv prende il 3,5% (migliorandosi rispetto al 2008), Sel il 3,10 per cento (quattro anni fa La Sinistra L'arcobaleno sfiorò il 5%). Le briciole, insomma, per gli altri due partiti di sinistra. Grillo, lo "stragista" - Dati, quelli che ci ha offerto la Sicilia, che obbligano i partiti - tutti - a una serissima riflessione, una riflessione che hanno più volte promesso, sbandierato, ma mai realmente intrapreso. I dati parlano chiaro: hanno perso consenso, tutti. Hanno perso elettori, tutti: le percentuali di astensionismo sono sconcertanti, mai viste in Italia, percentuali più consone a un Paese come gli Stati Uniti dove, "tradizionalmente", il popolo non si prende la briga di andare a votare. I partiti sono stati battuti, tutti. Da chi? Da un non-partito, da Beppe Grillo e dal suo populismo, dal suo parlare alla pancia e alla rabbia dagli italiani, da quelle parole un po' vuote e discretamente preoccupanti che però, in un contesto come quello attuale, sono riuscite a compiere la "strage degli incapaci". Il "trionfo" di Lombardo - Una chiusa, infine, dedicata al governatore uscente, al governatore delle spese pazze che ha querelato chi - alias, noi di Libero - quelle spese pazze le ha fatte notare con tutti il fiato che aveva in corpo. Una chiosa dedicata a Raffaele Lombardo. Già, perché viste in controluce, le elezioni in Sicilia sono il trifonfo del "Gattopardo" Raffaele. L'ex governatore se la ride: ha piazzato il figlio Toti, e con gli assetti che si sono delineati punta a rifare, paro paro, la sua ex maggioranza, composta guarda caso da sinistra, Casini e Mpa...  

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