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Politici rottamati? Sarebbequasi meglio lasciarli dove sono

Con le regole del vitalizio oggi in vigore chi va in pensione ci costa anche di più

Matteo Legnani
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Davvero sconveniente la rottamazione dei politici. Non perché non se lo meritino, ma perché un conto della serva, anzi del contribuente, dimostra che sarebbe meglio assicurare loro il laticlavio vitalizio piuttosto che una pensione da parlamentare. Prendiamo per esempio uno dei più navigati, Massimo D'Alema, tanto per fare un nome a caso. Ha già ampiamente raggiunto l'età anagrafica e l'anzianità contributiva che gli consentirebbero di ritirare ogni mese un bell'assegno da qualche migliaio di euro. La regola è: 2.486 euro al mese dai 65 anni con un solo mandato, 4.973 euro dai 60 anni con due, 7.460 euro con tre. Se però, invece di candidarlo alle prossime elezioni, lo si dovesse lasciare al suo destino, nel suo vecchio collegio - Gallipoli - si presenterà certamente qualcuno in competizione con qualcun altro. E almeno uno dei contendenti risulterà eletto. Così dovremmo pagare la pensione sia all'ex parlamentare che al nuovo che lo ha sostituito. Quindi, doppia spesa. Almeno, dando per scontato che non vada in porto la riforma istituzionale che prevede la riduzione del numero dei parlamentari. Leggi l'articolo integrale su Libero in edicola oggi 21 ottobre

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