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Primarie del Pd, Renzi contro Bersani: "Queste regole una porcata"

Giulio Bucchi
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Queste regole, cioè le regole decise da Pierluigi Bersani per le primarie del centrosinistra, "sono una porcata". Parola di Matteo Renzi. Anzi, per la precisione del suo comitato elettorale. Ma difficile che arrivino smentite dal sindaco di Firenze, rottamatore e ormai in guerra aperta con il rivale Bersani, Massimo D'Alema e tutti i caporioni del Partito democratico. "Le regole sono quelle che l'assemblea nazionale ha votato all'unanimità. Renzi ha deciso di non esserci in quell'occasione. Evidentemente non è abituato a discutere e confrontarsi negli organi collegiali ma nei teatri tra i fan", aveva commentato nel pomeriggio il comitato di Bersani, sprezzante. "La democrazia è una cosa seria, così come sono serie queste primarie di coalizione per individuare il prossimo candidato premier del centro sinistra - ha spiegato Alessandra Moretti, portavoce del segretario democratico -. Le regole stabilite sono equilibrate e garantiscono prima di tutto a Renzi di partecipare alla competizione e tutelano gli elettori che si riconoscono nel programma di centro sinistra e che intendono votare per noi anche alle politiche". Bersani Don Camillo - L'aria, nel Pd, era pesante già in mattinata. Il giorno dopo il velenoso botta e risposta su isole Cayman, banche e trasparenza finanziaria, Renzi ha dovuto incassare la delusione di un doppio sondaggio che lo vede in calo rispetto a Bersani. Lui si dice "non preoccupato" e preferisce usare un po' di ironia. "Se si fa campagna elettorale con gli slogan si rischia l'autogol", ha replicato allo staff del segretario riguardo al presunto scoop de l'Unità su Davide Serra. "E' curioso - ha detto ancora Renzi -, se incontro quelli della finanza allora ne sono schiavo, se non li incontro non sono adatto a governare". E da Brescello, dov'è per l'ennesimo comizio, fa partire la frecciatina: "Io sono Peppone e Bersani è Don Camillo".     

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