Il trucchetto di D'Alema:"Non volevo candidarmi,ma poi è arrivato Renzi..."
Mentre un "fan" del sindaco rottamatore vestito da Baffino si fa travolgere da un camper, Massimo D'Alema alimenta la polemica con Matteo Renzi: "Non viene dal nulla - ha spiegato D'Alema riferendosi al primo cittadino di Firenze -, è stato ceto politico. E' stato presidente della provincia di Firenze fin da bambino. E non è un caso che tiri la volata a Grillo con le sue argomentazioni", ha spiegato a Otto e Mezzo. Secondo Baffino, "parliamo di una persona che pretende di essere domani al posto di Monti, avrebbe il dovere di proporre qualcosa di più dei semplici insulti a D'Alema". Renzi, ha aggiunto, "dovrebbe proporre qualcosa e non animare una contrapposizione così distruttiva".Gli applausi li misureremo alla fine con le primarie. Se uno aggredisce un altro suscita tifoserie favorevoli e tifoserie contrarie. Ma noi non abbiamo bisogno di tifoserie, ma di creare prospettive". L'alibi Renzi - Ma a tener banco, dopo l'annuncio del passo indietro di Walter Veltroni, è il possibile ritiro dall'attività parlamentare di D'Alema. E, incalzato sul tema, Baffino usa Renzi come alibi: "La storia vera della mia candidatura inizia circa due mesi fa - ha spiegato -. Io andai da Bersani e gli dissi che alle elezioni sarebbe stato giusto dare un segnale di rinnovamento e non mi sarei quindi candidato. Io ho sempre preso molti voti, in Puglia prima poi a Napoli e Bari, me lo chiese Bersani e prendemmo a Napoli il 32% dei voti. Prepariamo questo avvicendamento perché sono molto impegnato in Europa, ma il tema delle candidature all'epoca non era la questione del gionro. Poi questa questione è stata presa in mano da Renzi ed è diventata un motivo di scontro. Io allora per via del mio carattere non ho accettato queste accuse". Se vince Bersani... - E ancora, Baffino ha aggiunto: "Se vince Bersani avrà a disposizione il mio posto in lista. Se vince Renzi ci sarà uno scontro politico, una discussione seria con il vincitore delle primarie. Siamo un partito democratico e le liste non le fa Renzi o chi vince le primarie, ma il partito. Ho l'impressione che quando uno parte con l'idea del 'rompo tutto', qualcosa alla fine si rompe. Siccome però penso che vincerà Bersani, mi sento già proiettato verso un incarico extraparlamentare". Ma se vincesse Renzi, insomma, D'Alema è pronto a restare. D'Alema ha poi spiegato: "Ho pronunciato le parole 'non sono un cane morto' perché non è certo piacevole essere vittime di un attacco del genere. Dicono che devo essere rottamato, vogliono mettere fine alla mia carriera politica e oggi si è arrivati ad una figura con la maschera di D'Alema investito dal camper, non è tollerabile questa guerra politica. Quando si crea un clima di questo tipo tutta la campagna diventa 'contro', invece serve una campagna 'per' l'Italia". E gli altri? Matteo Renzi, in un'intervista a Repubblica di giovedì 18 ottobre, spiega definisce la scelta di D'Alema "un nobile atto di rinuncia" ma lancia un avvertimento agli altri "dinosauri" del partito: "Nel momento in cui D'Alema e Veltroni fanno un gesto così, è evidente che tutti gli altri non potranno che fare la stessa cosa. Non è che mandiamo via D'Alema e ci teniamo Fioroni". Ovviamente tutti gli altri ci sono Rosi Bindi, Anna Finocchiaro, la Turco, la Melandri, etc.