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Ddl corruzione, arriva la fiduciaE il ministro attacca: niente inciucisiamo un governo di onesti

Il Guardasigilli: una legge indispensabile per l'Italia, presto la norma sull'incandidabilità dei condannati

Lucia Esposito
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  Il Governo ha posto la questione di fiducia sul ddl anti-corruzione, e la fiducia è arrivata in serata: il Senato, con 228 voti a favori, 33 contrari e due astenuti, ha dato il suo appoggio al governo sul testo. Ora si dovrà votare il comma 84 del provvedimento, che contiene la clausola di invarianza della spesa. La fiducia era stata posta dal ministro della Giustizia Paola Severino, che aveva preso la parola in aula alla ripresa della seduta al Senato.  I senatori hanno votato singolo "maxi emendamento" e non, diversamente da quanto era stato chiesto dal leghista Roberto Calderoli, su tre parti "spacchettate" del provvedimento. "A nome del Governo pongo la questione di fiducia - aveva annunciato il ministro Severino - espressamente autorizzata dal Consiglio dei ministri sull'emendamento 1.900 interamente sostitutivo degli articoli da 1 a 26 del disegno di legge". La replica del ministro  La Severino ha poi replicato alle accuse che erano state sollevate martedì 16 ottobre: "Una replica doverosa da un governo di persone oneste e che interviene su quello che è stato detto ieri in aula e cioè che noi non vogliamo il provvedimento perchè siamo amici degli amici dei corrotti: questo non possiamo permetterlo perchè non è vero ed esalta le forme di demolizione che sono presenti nel paese e che gli impediscono di crescere. Quando il ddl sulla corruzione sarà definitivamente approvato, con assoluta tempestività il governo interverrà anche sulla materia della incandidabilità perché il governo mantiene i propri impegni così come li ha mantenuti su questo ddl".  E poi si lancia in una difesa stenua del lavoro fatto finora: "Oggi sembra che questo provvedimento sia carta straccia e che si siano persi mesi. Non è vero che non abbiamo costruito nulla, fare i grilli parlanti è uno sport molto diffuso, anche io appartenevo a questa categoria, bisogna passare qui dentro per capire la fatica che c'è dietro ad ogni provvedimento. Io non mi pento di nulla di quello che ho fatto, insegnare senza partecipare non è giusto. Il Governo sarà sempre pronto a intervenire quando si tratterà di completare il quadro intorno a questa legge».  La riflessione In un passaggio della sua replica il ministro della Giustizia ha poi agigiunto: "Non mi pento di nulla di quello che ho fatto, non per presunzione, ma per onestà intellettuale perchè credo che ce l'abbiamo messa tutta. Il tutto è soggettivo, qualcuno potrà fare di meglio, però insegnare senza partecipare, senza conoscere i temi, i drammi, i dubbi che accompagnano la nascita di una legge non è giusto". Questa è "una legge nuova, importante, che rafforza il contrasto alla corruzione"    

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