Formigoni s'arrende: legislatura finita, elezioni vicine. Bagarre in aula
"Questa legislatura è giunta al termine". Il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, si è arreso: dalla Lega non è arrivato alcun contrordine al "rompete le righe e tutti al voto ad aprile" ordinato dal consiglio federale sabato scorso. "Intendo formare la nuova giunta entro questa settimana", annuncia il governatore. "Auspico" che questa "sia l'ultima settimana di vita di questo consiglio regionale". Formigoni si augura anche il "prefetto possa indire le elezioni entro 45 giorni". La giunta "pro-tempore" che traghetterà la Lombardia al voto sarà composta da tecnici, ha spiegato ancora il presidente. Botta e risposta - Ma la notizia del giorno è senz'altro la candidatura a governatore della Lombardia di Roberto Maroni, leader della Lega. Maroni ha definito "un onore" la possibilità di competere per la guida della Regione. Posizione che ha fatto inalberare Formigoni: "Ritengo irrituale che il capo di un partito che ha rotto questa esperienza positiva di governo possa pretendere di essere candidato", ha detto a margine dei lavori del Consiglio regionale. Su un possibile candidato leghista, il governatore ha poi aggiunto: "Valuterà il Pdl ma ritengo difficile" che la Lega, responsabile dello scioglimento della giunta Formigoni "possa esprimere anche il candidato". La replica di Bobo - La replica del numero uno del Carroccio è arrivata a stretto giro: "Non vedo come Formigoni possa dire che io posso o non posso candidarmi, non è una decisione che spetta a lui. Non abbiamo rottamato niente, la Lombardia si è auto rottamata con gli scandali. Preso atto di questo, abbiamo deciso di andare prima al voto per portare a compimento la legislatura. La decisione di azzerare la giunta non l'ho presa io, ma Formigoni". Per quanto ci riguarda, aggiunge Maroni, "con tutte le regole nuove che devono essere introdotte, l'esperienza di coalizione Lega-Pdl può continuare, ma bisogna fare pulizia e mettere regole che impediscano di trovarci di nuovo un assessore arrestato perchè colluso con la mafia, cosa che purtroppo è successa. Isolato - L'impressione è che il presidente uscente sia sempre più isolato, anche dal suo stesso partito. Nei giorni scorsi il segretario del Pdl Angelino Alfano aveva detto di voler evitare "l'accanimento terapeutico", ossia la linea della fermezza che Formigoni aveva ostentato a fronte di quello che aveva definito il "ribaltone" leghista. Il Pdl sa benissimo che da solo perderà la Lombardia, finendo espulso dal controllo della regione più ricca d'Italia. Una sconfitta che potrebbe avere un pericoloso effetto di "trascinamento" per quelle nel Lazio e per le politiche. E potrebbe quindi trovarsi sotto schiaffo leghista, obbligato ad accettare anche l'eventuale candidatura Maroni pur di tenersi accanto l'alleato leghista. Maroni lo sa e sta "forzando la mano". In questo scenario è chiaro che Formigoni diventa una presenza ingombrante, da "dirottare" al più presto sul palcoscenico romano in vista delle politiche 2013.