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Le preferenze? Un male necessario. Cambieremo...

Facci, visto da Vasinca

Abbiamo sconfitto la mafia militare. Un giorno sconfiggeremo anche quella elettorale

Andrea Tempestini
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di Filippo Facci Le preferenze - se posso dire la mia - sono un male necessario: soprattutto se l'alternativa resta il terrificante Porcellum che delega la democrazia ai capibastone delle liste. Non ha tutti i torti, ovvio, chi paventa lobby clientelari e voti di scambio: ma amen, la democrazia è anche la facoltà di disporre a piacimento di quel voto che altri, nei secoli, hanno versato sangue per conquistare. Del resto, se un politico può comprare delle preferenze, è perché qualcuno le vende: ma in qualsiasi caso bisogna andarsele a prendere, e parlare indistintamente di «mercato delle vacche» è come dire che al Sud sono tutti mafiosi o che i casi Zambetti sono rondini che fanno primavera: non lo sono, ed è assurdo che una maggioranza di italiani non possa esprimere una preferenza solo perché un'estrema minoranza è disposta a farlo in cambio di 20 euro. Dire che i candidati è meglio che li scelgano le segreterie, piuttosto che le clientele, equivale a dire che questa è una nazione interamente di clientele: il che non solo è falso, ma deresponsabilizza circa l'impartimento di quell'educazione civica (avete letto bene) che rientra nei doveri delle istituzioni, della classe politica e perché no, anche di quei derelitti che siamo noi giornalisti. Abbiamo sconfitto la mafia militare: un giorno sconfiggeremo anche quella elettorale. Le cose cambiano.

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