Albertini: "Io candidato? Ancora presto"
L'ex sindaco di Milano è tra i favoriti alla candidatura alle regionali per il dopo-Formigoni: "Vincerà chi unisce i moderati"
«Il nostro ceto dirigente non ha puntato sul valore politico dell'onestà». Gabriele Albertini, ex sindaco di Milano ed europarlamentare Pdl, da anni chiede un «codice etico» e stigmatizza le «liste di nominati». Ora, di fronte al voto imminente, per molti è l'unico in grado di guidare i moderati. L'arresto di Zambetti rappresenta un salto di qualità nella questione morale dentro il Pdl? «Mi ha sorpreso, lo conosco da molti anni perché veniva in Comune in rappresentanza dei centristi. Si tratta di qualcosa di corrosivo e di devastante, un patto col diavolo scandaloso e illogico. Una tale condotta sarebbe sfuggita anche al codice etico». La Regione ha perso la sua credibilità? «Distinguerei le responsabilità dell'istituzione da quelle dei singoli. Non siamo a Reggio Calabria. Formigoni è in carica da 18 anni. Vendola è al settimo e ha due assessori arrestati oltre ad essere indagato lui stesso. Nessuno però si sogna di chiedere le sue dimissioni». In consiglio siedono 16 indagati su 80. «È una percentuale superiore a quella di un qualsiasi condominio: certo la magistratura non si è rivelata sempre imparziale, pensiamo ai ritardi sul caso Penati. Però il nostro partito al valore politico dell'onestà troppo spesso ha preferito la furbizia». Da sindaco ha tenuto fuori dalla porta le ombre del malaffare. «Davanti al comportamento dell'allora presidente del consiglio comunale, scrissi a Berlusconi: “O se ne va lui o me ne vado io”. Poi è stato condannato a 3 anni». Risorgerà un partito travolto dagli scandali? «Esistono solo due vie d'uscita: persone credibili e una linea politica coerente oltre che lucida». Si candiderà alla presidenza della Regione? «In astratto chi ha governato Milano per 9 anni potrebbe fare il ministro o il governatore. Le candidature però si accettano, non si offrono. Non sono il cardinale che si propone con il Papa ancora in vita». La Lega è stata chiara: voto ad aprile. «Bisogna vedere quale Lega prevarrà, se quella movimentista di Matteo Salvini o quella di governo rappresentata da Roberto Maroni. E oggi il Carroccio ha dimezzato i consensi». È ancora valido il progetto di aggregare le forze del centro? «Il sentiero di “Lombardia per le riforme” è valido, vedremo per quale finalità. Al convegno sull'onestà in politica c'erano Fini, Casini e Alfano. Puntiamo ad aggregare nello spirito del Ppe anche Italia Futura». La pace dopo i clamorosi divorzi? «Il Pdl, che è sceso dal 38 al 15%, con i voti attuali combina poco. Se in Lombardia si presentano un leghista, un candidato di sinistra e una persona che riunisca il campo moderato, quest'ultima può vincere». Sarà Gabriele Albertini? «Lo si vedrà a tempo debito». di Massimo Costa