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Pd, Veltroni lascia: "Non andrò in Parlamento". Ma D'Alema resta

Giulio Bucchi
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Veltroni fuori dal Parlamento, D'Alema no. E' la rottamazione a doppia velocità del Partito democratico che nelle ultime ore ha visto grandi manovre soprattutto tra i suoi caporioni. Mentre il segretario Pierluigi Bersani ha lanciato la sua ruspante campagna elettorale per le primarie dalla stazione di servizio della natia Bettola, nel Piacentino, l'ex sindaco di Roma e ministro dei Beni culturali Walter Veltroni, fondatore del Partito democratico e candidato premier sconfitto da Berlusconi nel 2008, ha fatto il suo annuncio: "Non mi ricandido alle prossime elezioni". "Non ha a che fare con Renzi - premette intervistato da Fabio Fazio a Che tempo che fa -  già nel 2006 dissi a lei, ero candidato a sindaco, che una volta conclusa la mia esperienza avrei smesso di fare la politica professionalmente, dopo di che mi è stato chiesto di fare una cosa alla quale non potevo opporre le mie scelte personali di vita e cioè il candidato alla presidenza del consiglio. L'ho fatto, 12 milioni di persone hanno votato per me. Nel 2009 ho deciso di dimettermi e sono state dimissioni vere, ma in quel momento ho dentro di me confermato la decisione che oggi ribadisco: non mi ricandiderò alle prossime elezioni politiche". Quale dinosauro Pd vorreste fuori dal Parlamento per primo?  Votate il sondaggio   "Rinunciare a fare il parlamentare - aggiunge Veltroni - non vuol, dire rinunciare a fare politica. Continuerò ad impegnarmi in quello a cui sempre creduto, cioè l'impegno civile, la battaglia di valori sulla legalità". Matteo Renzi, il rottamatore per eccellenza, gongola ("Le mie idee stanno facendo breccia", ha esultato), ma sarebbe meglio usare il condizionale. Perché innanzitutto "rottamazione" è una parola rifiutata dallo stesso Veltroni: "Si rottamano le cose, non si possono rottamare le persone, le idee, le storie, i valori, le fatiche che ciascuno ha compiuto". "La nostra generazione politicamente ha vinto e ha perso. Si vince e si perde. Quello che possiamo dire è che però questa generazione ha portato al governo per la prima volta nella storia di questo paese la sinistra unita e ha consentito alla sinistra di vincere e governare in tante regioni, provincie e comuni". Giusto, dunque, che non tutti si facciano da parte e lascino il Parlamento. "Questo vale per me - è il distinguo di Uolter -. Non vale per altre persone che è giusto che tornino in Parlamento". E via con la lista degli intoccabili: "Si parla molto di Bindi e D'Alema ma non si dice che con la rottamazione non entrerebbero persone come Enrico Morando, Pierluigi Castagnetti, Arturo Parisi. Persone che fanno del bene al Parlamento. L'importante non è solo la carta d'identità. Vittorio Foa era anziano ma era uno straordinario innovatore. Fiorito è giovane ma non è un innovatore. In un Paese in cui nessuno fa mai quello che si è impegnato a fare, io mi sono dimesso e non ho chiesto incarichi". Chissà cosa ne pensa Baffino D'Alema.        

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