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Formigoni: "Avanti fino al 2015". La Lega lo gela: "Hai 100 giorni"

Matteo Legnani
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"Resto fino al 2015". "No, 100 giorni e poi a casa". Il botta a risposta a distanza tra Roberto Formigoni e i vertici della Lega esprime al meglio i sentimenti che si respirano da una parte nel cuore del Pirellone, sede della Regione Lombardia, e dall'altra nelle sedi del Carroccio e, in misura minore, del Pdl. Il governatore, dopo aver annunciato giovedì sera in conferenza stampa con il segretario azzurro Angelino Alfano e quello padano Robero Maroni, l'intenzione di restare al suo posto azzerando e dimezzando la giunta, venerdì mattina è ripartito di slancio: "Adesso la prospettiva è la scadenza della legislatura nel 2015", ha spiegato in un'intervista a Radio24 respingendo le ipotesi di voto anticipato nel 2013 ventilate soprattutto in ambienti leghisti. "Abbiamo fatto un patto per continuare a portare avanti le politiche eccellenti di Regione Lombardia" e "a domanda precisa, Maroni ha escluso di aver chiesto le elezioni ad aprile dell'anno prossimo". Nel 2015, ha concluso il governatore, "non intendo ricandidarmi" ma "intendo battermi come un leone per respingere l'immagine di una Lombardia corrotta". "Gli ultimi 100 giorni di Formigoni" - D'idea leggermente diversa è la Lega. Il segretario regionale Matteo Salvini, che per primo mercoledì sera aveva posto l'aut aut al Celeste, assicura: "Per quanto ci riguarda, non si arriva a fine mandato e si vota in primavera". Lo steso Maroni, che domani sabato 13 ottobre presiederà il consiglio federale del partito per decidere quali altre condizioni porre al governatore - avrebbe dato al presidente altri 100 giorni per sistemare gli ultimi provvedimenti e formulare la legge elettorale regionale, che non dovrà più prevedere il listino bloccato. Anche Roberto Calderoli è chiaro: "Formigoni non deve dimettersi ora, ma è auspicabile che si dimetta in tempo utile per andare al rinnovo della Regione in contemporanea con le politiche". L'obiettivo, dunque, è aprile 2013.  Il sentimento della base - D'altronde, i vertici del Carroccio hanno colto il clima che si respira alla base, fuori da via Bellerio. "Dovevamo mandarlo a casa. E basta. Andare avanti così non ha senso. Gli elettori lo capiscono e ci puniranno. Era meglio staccare la spina e andare a votare subito" erano le voci più comuni giovedì tra sede del partito e forum e radio vicine alla Lega. E mentre la base del Carroccio si lamenta telefonando a Radio Padania e commentando sul sito "padano" L'Indipendenza di Gianluca Marchi, anche nella controparte del Pdl, che ha ottenuto obiettivamente il massimo da una situazione spinosa, sorge più di un dubbio. Tra gli azzurri, compagni di partito di Formigoni, c'è ancora chi tifa per le dimissioni del Celeste.  Malumori nel Pdl - Prima dell'annuncio del "passo indietro", come l'ha chiamato forse esagerando Formigoni, alti esponenti azzurri come Guido Crosetto e Daniela Santanchè avevano chiesto a gran voce al governatore un passo indietro, sì, ma vero: le dimissioni. Venerdì è arrivata invece la smentita di Silvio Berlusconi, che secondo Repubblica non sarebbe molto convinto della resistenza ad oltranza del governatore: "Non faremo come con la Polverini - avrebbe confidato il Cavaliere ai suoi secondo il quotidiano -, Roberto ormai non può più governare": "Frasi e giudizi destituiti di ogni fondamento", taglia corto una nota di Palazzo Grazioli.     

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