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Il Cav apre a Finie sul web scoppia la rivolta

Infuria la polemica per un eventuale ingresso di Gianfranco del fronte moderato: lui tace

Lucia Esposito
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  Il passo indietro di Silvio Berlusconi ha di fatto passato il pallino  ai moderati. Tutti. Gianfranco Fini incluso. Quando, nella sua intervista a Silvio Berlusconi, il direttore di Libero Maurizio Belpietro gli chiede esplicitamente di Gianfranco Fini. Berlusconi dice: "E'un appello rivolto a tutti i   moderati che rappresentano la maggioranza degli italiani che non si  riconoscono nella sinistra. Ormai ci sono due forze in campo, la  sinistra che sarà guidata dalla Cgil, dalla Fiom e da Vendola e un   centrodestra che rappresenta la continuità con la tradizione   democratica del Paese".   L'appello del Cavaliere è rivolto a un arco di  forze che va dall'Udc a Italia Futura di Montezemolo, da Sgarbi a   Tremonti sino alla Lega. Si aspetta, quindi una risposta, del leader dei futuristi. Nel frattempo però la sola apertura di Silvio a Fini ha scatenato moltissime reazioni sul web dove tanti - tra cui anche gli utenti di Liberoquotidiano.it - considerano un suo eventuale ritorno come una iattura.  "Se ritorna Fini il mio voto se lo possono scordare" posta Maribaldi.  E ancora: "Se imbarcano Fini, inseguiremo con i forconi Berlusconi. Fini è un traditore". Il tenore dei commenti è questo, oscillano tra la delusione e la rabbia. Le giravolte che Casini ha attribuito a Silvio Berlusconi vengono imputate tutta al leader di Futuro e Libertà.  La mossa di Fini "Le parole di Berlusconi possono avere un seguito solo ed esclusivamente se l'unità dei moderati la si intende e la si costruisce sulla base di un comune programma di governo fortemente riformatore, ancorato ai valori dell'Unione Europea, ai principi della legalità in tutte le sue espressioni, della coesione nazionale, del risanamento finanziario avviato dal governo Monti, del libero mercato, della giustizia sociale". E' quanto sostiene il presidente della Camera Gianfranco Fini commentando le parole di Berlusconi.   "Le divisioni che in questi anni - si lege in una nota - hanno lacerato il centrodestra sono conseguenza di forti divergenze politiche, molte delle quali ancora presenti. Non si rimuovono magicamente con i passi indietro, pur necessari, o con la chiamata alle armi contro la sinistra, ma solo con un faticoso ed intellettualmente onesto confronto politico sulle proposte e sui programmi. Questo spiega perchè è molto difficile riuscirci"

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