La norma "salva-vecchi" del PdSalta la legge dei tre mandati
Tutti contro tutti: Vendola vuole rottamare Renzi. Bindi accusa il sindaco di lanciare messaggi berlusconiani
La sfida per le primarie è aperta. Nonostante l'apertura di Bersani a Renzi, l'aria che tira dentro il Pd è da tutti contro tutti. Con Nichi Vendola che rompe la tregua e il silenzio e domenica, 7 ottobre, annuncia: "Renzi e da rottamare". Ma non è solo perché anche la presidente democratica Rosi Bindi acuisce la polemica con il sindaco di Firenze e lo accusa di lanciare un messaggio di rinnovamento "berlusconianiano e grillesco". Immediata la replica di Renzi dal suo blog: "La Bindi è una ultras". La polemica è alta, la verità è che il voto per le primarie non ha stabilito ancora regole chiare. La Bindi tiene fermo il paletto dell'iscrizione entro il primo turno per votare eventualmente anche al ballottaggio. Poi - dice - "ci possono esssere delle eccezioni, ma sarebbe strano se tra il priomo e il secondo turno migliaia di elettori di centrodestra si convertissero al centrosinistra". La modifica Ma nonostante le parole che rimbalzano dal partito siano rinnovamento e rottamazione, alle prossime elezioni tutti i parlamentari del partito potrebbero candidarsi di nuovo. E' stata infatti superata la norma dello Statuto che stabiliva un limite sui mandati dei deputati e dei senatori. Nel regolamento dei democratici si dice infatti che, salvo deroghe, chi ha fatto tre mandati non è ricandidabile. Ma quelle due parole, "tre mandati" potevano avere una duplice inerpretazione: tre legislature, oppure quindici anni in Parlamento. Il dubbio interpretativo - come scrive Repubblica - è stato sciolto nell'assemblea dello scorso mese di luglio in cui è stato approvato un ordine del giorno della presidenza in cui si parla di 15 anni in Parlamento. Tradotto significa che il novanta per cento dei deputati e dei senatori democrativi ora è candidabuile. Dei 309 parlamentari solo 28 resterebbero fuori, ma questo numero potrebbe essere ulteriormente ridotto grazie a una deroga che "può essere concessa per statuto su richiesta esclusiva degli interessati per un numero di casi non superiore al dieci per cento degli eletti del Pd: insomma, 31 poarlamentari potrebbero usufruire della deroga. In questo modo nessuno sarà costretto a rinunciare allo scranno in Parlamento. Se non ci fosse stata la modifica perfino Pierluigi Bersani avrebbe rischiato di restare fuori: con tre legislature per un totale di undici anni in Parlamento. Lo stesso per Dario Franceschini. Grazie alle deroghe potrebbero tornare tornare anceh Rosy Bindi, Walter Veltroni e Massimo D'Alema che siede in Parlamento da più di 15 anni.