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Berlusconi scarica i colonnelli

Silvio Berlusconi

Silvio stufo dei mal di pancia degli ex An e delle beghe dei dirigenti azzurri pensa a un partito personale e a facce nuove

Andrea Tempestini
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  di Salvatore Dama C'è tanta attesa riguardo la rivoluzione annunciata da Silvio Berlusconi. Ma anche tanta apprensione da parte di chi dovrà subire le decisioni dell'ex presidente del Consiglio. Il Cavaliere non dice. Non rivela. Anche perché non ha ancora deciso definitivamente cosa costruire sulle macerie del Popolo della libertà. Sicché al momento l'unica certezza è l'archiviazione del Pdl, creatura rinnegata. Il catalogo programmatico annunciato da Angelino Alfano è di Alfano. Silvio ne ha preso atto. Così come appartiene ai desideri della classe dirigente azzurra l'ipotesi che Berlusconi se ne stia buono altri due mesi riservandosi di annunciare le sue decisioni a una convention di partito, davanti a una parata di nomenklatura.  Figuriamoci. Silvio farà di testa sua, la riunione di dicembre servirà per ratificare le determinazioni che presto l'ex premier renderà note. Presto, ma non troppo: dirimente è l'esito del dibattito sulla legge elettorale. La nuova formulazione del “Porcellinum” asseconda la formazione di coalizioni. Dunque le sorprese potrebbero essere due. Se non tre o più. A dividersi le spoglie e il bottino elettorale (sempre più magro) del Pdl potrebbe essere un bouquet di soggetti politici. Silvio non ha archiviato l'idea del partito personale. E potrebbe metterla in atto se la nuova meccanica elettorale dovesse essere quella proposta l'altro giorno da Roberto Calderoli. Ciò che rimane del partito che ha vinto le ultime elezioni verrebbe così affidato all'attuale dirigenza azzurra. La bad company. Con tutte le sue correnti e le beghe interne. Ma con un nome nuovo (“Grande Italia”?) perché Pdl è definitivamente sputtanato. Questo piano può essere arricchito anche dalla variabile “sette sorelle”. Cioè favorire la nascita di una lista di destra, con la fuoriuscita concordata di una parte degli ex An, e di una lista degli amministratori locali. Un modo per aumentare l'offerta politica stimolando un elettorato, quello di centrodestra, vittima di letargia se non di incazzatura. L'altra differenziazione allo studio potrebbe essere geografica più che politica. Con tre liste: una civica nazionale (“Il centrodestra italiano” o “Grande Italia”), una lista del Nord e una del Sud (a cui sta già lavorando Gianni Alemanno). Il tutto con un leader di riferimento (Berlusconi) ma senza un candidato premier. In modo da aprire il percorso che conduce al Monti bis nella prossima legislatura.    Uno scenario è questo. L'altro è figlio invece di una modifica alla legge elettorale che premi il partito con più voti. Caso in cui è necessario tenere tutto insieme e non spacchettare. A quel punto il Cavaliere rifonderebbe il Pdl e ne farebbero le spese gli attuali colonnelli, visto che Berlusconi vuole facce nuove nella sua scia. Anche se, data la situazione tutt'altro che felice, l'uomo di Arcore non può permettersi il lusso di mollare gente per strada. Specie se si dovesse votare con le preferenze. Ha bisogno di tutti i portatori d'acqua. Specie gli ex An.   Fin qui la strategia berlusconiana declinata al condizionale. Che è d'obbligo. E manda nel panico mezzo partito. I pidiellini vivono un brutto momento. Tra le voci di un imminente azzeramento di tutte le cariche di via dell'Umiltà e l'ansia di trovare un seggio più o meno sicuro per tornare in Parlamento anche la prossima legislatura.  Così nessuno si spella le mani per sottolineare con applausi le imminenti mosse del Cavaliere. Gli unici entusiasti sono i forzisti della prima ora. Che sentono vicina la fine dell'incubo chiamato Pdl e del condominio con gli ex An. Sono Galan, Tortoli, Romani, Urbani. «Riecheggia lo spirito del '94», è felice l'ex presidente della Regione Veneto, «finalmente uno spirito di entusiasmo, di coraggio, di voglia di rinnovamento. Chissà, magari tra 20 anni si parlerà dello spirito del 2013!».  

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