Monti: "Taglio delle tasse entro la legislatura"
Il professore dei balzelli: "Una prima tappa per ridurre la pressione fiscale entro il termine della legislatura". La sua campagna è iniziata...
Le urne si avvicinano. Gli italiani andaranno al voto in primavera. Lui, tra mezze aperture e retromarce, continua a raccontare che "no", non si vuole candidare. Dice che il suo compito terminerà insieme alla legislatura. Però qualche giorno fa gli è sfuggito che "nel caso ci fosse bisogno potrei continuare a servire il Paese". Però non si vuole candidare. Al massimo i partiti si dovranno inginocchiare al suo cospetto. Lui è il professore delle tasse, quel Mario Monti che come "atto di civiltà" ha portato la già mostruosa pressione fiscale del Belpaese alla quota da record del mondo del 55 per cento. Al signor Monti dobbiamo una pioggia di imposte, rincari e balzelli, il più gravoso dei quali è la stangata sul mattone, l'Imu o nuova Ici, fate voi. Monti ci ha seppellito con le tasse, dice di non voler correre alla prossima tornata elettorale ma con un tempismo quantomeno sospetto oggi, giovedì 4 ottobre, annuncia: "Entro la fine della legislatura non escludo che si possa individuare un percorso, anche soltanto per una prima tappa, di riduzione del carico fiscale". Il Professore vuole abbassare le tasse? Possibile? Difficile crederlo, anche perché i tecnici dei ministeri sono affannati nello stendere una (difficile) road map con cui scongiurare l'ulteriore aumento dell'Iva. Eppure il professore annuncia: "Voglio abbassare le tasse". Annuncio elettorale? Sarebbe complesso pensarla diversamente. Un paio d'ore dopo, arriva la smentita direttamente da Palazzo Chigi: "Mai parlato di taglio delle tasse entro la fine di questa legislatura". Ma intanto la voce s'è sparsa, così come le speranze. Fantapolitica o realtà? - D'altronde, la situazione in vista del 2013 è ancora caotica. Monti si è prima dichiarato disponibile a restare a Palazzo Chigi, quindi ha tirato indietro la mano ma con poca convinzione. La sensazione è che il professore tornerà in gioco, in un modo o nell'altro, subito dopo le urne. Il guaio è che in vista di quel momento si devono tessere le alleanze già da ora. A sinistra il premier non trova sicurezze: Bersani finora l'ha sostenuto, ma con crescente freddezza. E la sua ricerca di sponda nel Sel di Vendola è un messaggio chiaro: dalla prossima primavera, se vince il Pd, cambia tutto e addio montismo. Viceversa, Matteo Renzi è convinto assertore della politica del governo tecnico, ma rischia di venire falciato dalle primarie. E a destra? Il paradosso è che Silvio Berlusconi, anche a costo di creare maldipancia nel Pdl, è stato leale con il presidente del consiglio, a volte pure troppo. Non a caso, gli elettori d'area nei sondaggi sono i meno propensi al Monti bis. Poca crescita, pochi aiuti alle imprese, soprattutto molte tasse: come dare loro torto? Ed ecco, appunto, che la parola d'ordine "meno tasse" sfoderata all'improvviso potrebbe svelare il vero intento di Mario: tirare dalla propria parte anche gli scettici, se non gli arrabbiati, e coprire le spalle a Berlusconi e al Pdl, garantirgli una campagna elettorale più morbida e raccoglierne i frutti a tempo debito.