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Scandalo Lazio, Casini molla la Polverini: "Emerso tutto lo schifo, si dimetta"

Il segretario dell'Udc "ascolta" il monito di Bagnasco contro la corruzione nelle regioni: "La governatrice non dia ascolto alle voci interessate che le dicono di restare". Ha vinto lui

Giulio Bucchi
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  La Cei mette all'indice la corruzione nelle Regioni italiane e Pierferdinando Casini ha la folgorazione: bisogna mollare Renata Polverini. Un paio d'ore dopo il duro attacco alla politica italiana da parte del cardinale Angelo Bagnasco, all'apertura dei lavori del Consiglio permanente della Cei, il segretario dell'Udc prende la palla al balzo e si adegua al monito del Vaticano, rompendo gli indugi: via la fiducia al governatore del Lazio, regione travolta dallo scandalo Fiorito con note spese dei partiti gonfiate e soldi pubblici utilizzati per festini e cene luculliane. E alla fine vince lui, costringendo la Polverini alle dimissioni per evitare la gogna della sfiducia in consiglio regionale. "Io mi auguro che il presidente Polverini non dia ascolto a voci interessate che le consigliano di rimanere lì - aveva attaccato Casini - e da persona dignitosa faccia un gesto che gli italiani apprezzerebbero. E' emerso tutto lo schifo, deve lasciare". Per Casini, "le elezioni anticipate nel Lazio abbinate alle prossime politiche sono il modo migliore per restituire dignità alla politica". Casini ha accusato di "ipocrisia" alcuni esponenti dell'opposizione e ha citato l'Idv che "con un numero minore di consiglieri ha speso di più. Se c'è stata una cupola - ha aggiunto -   ne hanno beneficiato anche coloro che erano all'opposizione". L'ex presidente della Camera, ricordando che Polverini non ha ricevuto alcun avviso di garanzia, ha aggiunto che è "inconcepibile che ci si  compri un Suv" con i fondi pubblici. Udc decisivo in Consiglio - L'Udc era decisiva in consiglio regionale: il partito di Casini faceva parte della maggioranza, messa a repentaglio dalla raccolta firme dell'opposizione che mirava a una 'dimissione in blocco'. Per far decadere il consiglio comunale bastavano 36 firme. La raccolta era ferma a 26, ma dall'Udc erano arrivati fino a ieri segnali contrastanti: i centristi contavano 6 consiglieri alla Pisana, ai quali avrebbe potuto unirsi un altro consigliere. La quota sarebbe salita così a 33 consiglieri pronti alle dimissioni. Non ancora abbastanza, ma dal Pd e dell'Idv si dicevano certi di potere raggiungere l'obiettivo prima di sera. Non ce n'è stato bisogno  

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